Busto, comunicare ai tempi del Covid è facile con la Ti Vedo Mask

busto arsizio mascherina sordi

BUSTO ARSIZIO – Per molti i dispositivi di sicurezza facciali contro il Covid rappresentano una salvezza, per altri una scomodità, ma per alcuni le mascherine, coprendo bocca e naso, sono una vera barriera alla comunicazione e un ulteriore motivo di isolamento. Infatti, non poter leggere il labiale degli interlocutori mette le persone con disabilità uditive in grande difficoltà. Ecco allora che alcuni docenti dell’università Insubria, in collaborazione con un’azienda tessile di Busto Arsizio hanno progettato la Ti vedo mask: una mascherina che protegge dal Covid, ma trasparente, così da permettere a tutti di vedere anche il movimento delle labbra.

La mascherina blocca la comunicazione

Non c’è dubbio, il 2020 è stato per molti un annus horribilis, nel quale il virtuale ha preso il sopravvento sui rapporti interpersonali, ormai radicalmente cambiati.. La barriera più grande a una comunicazione efficace  è, e sarà ancora per qualche tempo, la mascherina. Un ostacolo che diventa insormontabile per anziani ipoudenti, persone sorde o con altri deficit uditivi, che si avvalgono soprattutto del labiale e delle espressioni del volto per poter comprendere l’altro.

Ora Ti vedo

Tuttavia, proprio da questa difficoltà è nata una nuova start-up, la Ti Vedo Mask, un «mascherina sociale» che garantisce la stessa capacità filtrante di una Ffp2, ma munita di uno schermo trasparente anti-appannamento in corrispondenza della bocca. Si tratta del risultato di un duro lavoro di squadra di esperti del Varesotto e del Comasco, che hanno unito le competenze sanitarie di alcuni docenti del corso di laurea di Igiene Dentale dell’Università degli Studi dell’Insubria, e a quelle tecniche di un’azienda tessile di Busto Arsizio in sinergia con Luca Vanerio, esperto di schermi sportivi e direttore alla Lem Optical di Galliate», dicono gli organizzatori.

Serve un piccolo aiuto

Come ogni sogno che si rispetti, però, non mancano le difficoltà. Per poter produrre la prima fornitura servono infatti almeno 5 mila euro alla start-up, che ha quindi lanciato una petizione sulla piattaforma di crowdfunding GoFundMe dove chiunque volesse aiutare il progetto può contribuire liberamente. «Speriamo nel supporto di tutti per realizzare questa idea che avrà non solo un importante impatto sociale, ma valorizzerà anche le risorse del nostro territorio», concludono.

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