Busto, da 3 mesi senza stipendio: «Ho due figlie piccole. Voglio solo lavorare»

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BUSTO ARSIZIO – «Tre mesi senza stipendio. Né io, né mio marito. Due figlie piccole, di cui una, di soli 17 mesi, con disabilità. In tutto abbiamo 1.100 euro di bollette arretrate da pagare oltre all’affitto. Non ho mai chiesto niente a nessuno. Ma adesso lo faccio: aiutatemi». Monica Mitidieri (nella foto), che con il marito e le figlie, la maggiore ha 6 anni e mezzo, vive negli alloggi popolari di via Redaelli a Busto, parla senza quasi respirare davanti all’ingresso del Comune di Busto Arsizio. In mano ha una busta di carta dentro la quale ha raccolto tutta la documentazione relativa alla sua situazione e alla disabilità della sua bambina da mostrare ai funzionari comunali.

Venti giorni prima di essere ricevuta

«Sono 20 giorni che chiedo di poter parlare con qualcuno per avere un aiuto – spiega – Venti giorni che attendo di essere richiamata. Oggi ho deciso di rivolgermi ai giornali e pochi minuti dopo è arrivata la chiamata tanto attesa e l’incontro con il sindaco Emanuele Antonelli e l’assessore ai Servizi Sociali Osvaldo Attolini. Da domani rientreremo nell’elenco di famiglie alle quali viene consegnato il pacco alimentare». Quella di Monica e della sua famiglia è una delle tantissime storie sbucate dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente crisi economica che sta mettendo in ginocchio centinaia di persone. «Sia io che mio marito lavoriamo per una società che effettua il servizio di pulizia sui treni viaggianti – spiega – Ha un appalto con Trenitalia, lavoriamo sui Freccia Rossa. Dal 9 marzo, da quando è iniziato il lockdown, noi abbiamo smesso di respirare. Il trasporto ferroviario si è ridotto al lumicino durante la chiusura. Basta treni, basta servizio di pulizie. E l’azienda ci ha messi in cassa integrazione a zero ore». Come tutte le altre, anche la società per la quale Monica lavora, non si l’è vista ancora erogare, però, la cassa. Ma a differenza di altre società questa «Ha deciso di non anticiparla – racconta la bustese – Da marzo noi non percepiamo più lo stipendio. Sono tre mesi a zero entrate perché io e mio marito lavoriamo per la stessa azienda. Affitto e bollette, però, hanno continuato ad arrivare. E oggi, noi, non sappiamo come venirne fuori».

Datemi un lavoro qualunque

La famiglia ha ricevuto dal Comune un buono spesa da 450 euro: «Una famiglia di quattro persone come può vivere per tre mesi con 450 euro? Mia figlia, inoltre, è nata con una malformazione uditiva. E’ sorda dall’orecchio destro: dovrebbe avere una stanza tutta sua e oggi ho chiesto quindi un cambio di alloggio tornerò in Comune il 3 giugno. Ma quello che ci preme di più è il lavoro. Che forse riprenderà a giugno con uno, forse due treni al mese da pulire – continua Monica – Non ce la faremo mai».  Monica non chiede «Aiuti regalati – spiega – Sino a marzo non abbiamo mai chiesto niente a nessuno. Ce la facevamo, mai chiesto nemmeno un euro. E non lo chiedo nemmeno adesso: chiedo la possibilità di lavorare. Un lavoro che mi permetta quanto meno di far entrare almeno uno stipendio in casa. Mi adatto a fare qualunque cosa. Per dare da mangiare alle mie bambine e pagare le bollette».

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