L’ultimo saluto a Giannina Migliavacca Tosi, “mamma” di Busto dal cuore grande

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BUSTO ARSIZIO – Nella Basilica di San Giovanni l’ultimo saluto a Giannina Migliavacca Tosi, il “cuore” di Busto. L’addio della Città nelle parole del sindaco Emanuele Antonelli: «Con la scomparsa di Gian Pietro Rossi, Busto aveva perso un padre, stavolta con la signora Giannina Busto ha perso una mamma, una nonna, un angelo custode».

L’ultimo saluto in Basilica

Una funzione religiosa in un’«atmosfera raccolta», come la ha definita monsignor Severino Pagani, ha dato l’ultimo saluto oggi pomeriggio, martedì 29 ottobre, a Giannina Migliavacca Tosi, vedova di Annibale Tosi, scomparsa nella notte tra sabato e domenica all’età di 92 anni. Pochi, forse, ma buoni. In prima fila Pietro Magistrelli, presidente dell’Anffas Tosi-Ravera, e Bruno Ceccuzzi, presidente dell’Aias, le due associazioni che hanno saputo concretizzare in atti di solidarietà la grande generosità di Giannina, ma anche «gli “angeli custodi” – parole del Prevosto – che hanno accudito fino all’ultimo Giannina, la signora Carla, la signora Luigia e Gigi Farioli». Al termine del funerale le spoglie di Giannina Migliavacca sono state trasportate nella cappella di famiglia del Cimitero Centrale.

Il tratto di umanità

«Una donna di vera umanità e di autentica carità – la descrive nell’omelia il Prevosto monsignor Pagani – una umanità caratterizzata da un’intensa fedeltà alla vita, alla vocazione, ai compiti, al lavoro, alla vicinanza a suo marito, che chiamava sempre “il mio Annibale”. E una carità capace di tenerezza e discrezione: Giannina non amava la pubblicità e i riconoscimenti. Non ne aveva bisogno, seppur doverosi per quel che faceva. Una carità libera nel cuore, senza bisogno di appartenenza e senza necessità di esibizione, e cristiana, caratterizzata dal grande amore per i più piccoli e i più poveri, soprattutto se provati nel corpo e nello spirito, quasi una nostalgia di una maternità che, non avendola avuta in un modo, il Signore gliela ha data in un altro». E ancora, Severino Pagani ricorda che Giannina Migliavacca Tosi «diceva “io non ho mai fatto del male a nessuno, ho sempre cercato di aiutare tutti”». Ecco perché è doveroso un «grazie da parte della nostra Città: con suo marito è stata una presenza significativa per la città».

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«Una generosità tutta bustocca»

Al termine della celebrazione il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli è salito sul pulpito con la fascia tricolore per parlare «a nome di tutta la città». Affermando: «Quando nel mese di luglio è mancato il Senatore Gian Pietro Rossi dissi che la Città aveva perso un padre, oggi Busto ha perso una mamma, una nonna, un angelo custode. Lo è stata per i bambini dell’Aias, sempre accanto e condividendo l’impegno del marito Annibale e dopo la sua morte ha continuato a fare del bene allargando gli orizzonti». Quella di Giannina Migliavacca Tosi è stata «una generosità tutta bustocca, umile, discreta, lontana dai riflettori, ma senza nulla lasciato al caso e tutto rivolto a dare speranza ai più fragili – ha aggiunto Antonelli – il suo esempio di gentilezza ed eleganza non sarà mai dimenticato come l’altruismo di Annibale. Lascia un’eredità corale di cui dobbiamo essere all’altezza».

«I “tuoi” bambini»

«Ciao Giannina, ci hai lasciata ma siamo sicuri che non ci hai abbandonato – le parole del presidente dell’Aias “Annibale Tosi” Bruno Ceccuzzi – continuerai a voler bene a tutti, ma sopratutto ai bambini, in particolare ai tantissimi seguiti all’Aias e quelli che oggi assiste. Quando parlavi dei tuoi bambini, rivolgevi uno sguardo dolce e triste ma sempre pieno d’amore». Anche l’ex assessore ai servizi sociali Miriam Arabini ha voluto ricordare Giannina come «un’amica, una persona straordinaria, di grande generosità, sensibilità e attenzione, una grande donna che ha amato tanto. Cosa mi rimarrà nel cuore di lei? Il suo sorriso, e quando mi schiacciava l’occhio, per farmi capire che c’era da fare del bene».

«Difficile elencare tutto quello che ha fatto, a partire dall’Aias e dall’Anffas Tosi-Ravera, ma anche alla Lilt – ammette Franco Mazzucchelli, presidente provinciale della Lega Italiana Lotta contro i Tumori – iniziai a frequentare la casa di via Catullo di Annibale e Giannina, dopo che ormai 60 anni fa fui introdotto nella società bustese dal commendator Annibale, che mi chiese di fare il consigliere dell’orfanotrofio maschile di via Miani perché, lui me lo disse in dialetto bustocco, “ero laureato e capace di parlare”. Alla Giannina, che mi diceva sempre “vegn chi, balén”, portavo a casa la “cassoeula” del circolone di San Michele che mangiava a piene forchettate».

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