Busto, la battaglia su Accam è politica, ma il disastro imminente

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Ciclo integrato dei rifiuti, trattamento a freddo, teleriscaldamento, incenerimento… sul destino del termovalorizzatore di ACCAM si sono spese tante parole, alcune sensate altre utopiche per lo stato delle attuali tecnologie. Ma quella che sta andando in scena è una battaglia prettamente politica in chiave elettorale che esula dalle proposte tecniche ed economiche, che vede schierati in un remake della “La strana coppia” grillini e salviniani come fautori della chiusura senza se e senza ma, il PD nicchia forse per non indispettire l’alleato di governo nazionale ed irritare il nuovo polo che si va creando per le prossime amministrative.

In tutto questo uno sparuto gruppo di civici e partiti (Forza Italia, BAC e Italia Viva) ha deciso di non porre veti di carattere ideologico e di ascoltare fino in fondo le proposte sul tema prima di prendere una posizione, con relatore il sindaco Antonelli a cui una volta tanto dobbiamo concedere di aver superato la sua indole e di aver dato prova di trasparenza e pazienza, sperando che sia interesse vero e non un pentimento tardivo per il trittico Bordonaro, Gorrasi e Zingale.

Oggi il banco è saltato e ACCAM si avvia verso un probabile fallimento, con alcune delle forze politiche che esultano annoverando la cosa come una vittoria politica personale. Non voglio entrare nel merito degli accadimenti passati tra nomine e polizze assicurative, per cui i responsabili politici e non politici si assumeranno le loro responsabilità nelle sedi opportune. Ma mi chiedo come si possa applaudire alla distruzione di valore pubblico che si prefigura dal fallimento di ACCAM, al certo incremento dei costi di smaltimento per il territorio, allo spettro di una procedura concorsuale di anni (in Italia un fallimento dura in media più di 7 anni con punte di 20 anni) che lascerebbe sul nostro territorio un rudere industriale abbandonato, senza certezze future sulla bonifica del terreno, con la possibilità che il curatore fallimentare alieni la struttura ad un privato che operi nel rispetto delle norme (si spera) in una pura logica di mercato, ma escludendo qualunque controllo di indirizzo dei comuni limitrofi.

Busto e il basso varesotto meritano di più di questo, meritano una politica che non operi solo in chiave elettorale ma che sappia prendere anche decisioni scomode, non solo ideologiche, per salvaguardare il futuro di tutti. La disponibilità del gruppo bustocco di Italia Viva a valutare un  piano di salvataggio è stata espressa chiaramente, vincolandola però ad un monitoraggio continuo e trasparente delle emissioni dell’impianto con divulgazione dei dati giornalieri on line, un piano industriale che riporti il core business ad occuparsi dei rifiuti dei comuni soci, senza cercare maggiore marginalità in altri prodotti, e metta in chiaro un revamping del termovalorizzatore che assicuri sia il rispetto della qualità dell’aria sancito dalle normative europee, sia la produzione di energia da distribuire ai nostri cittadini, con la nomina di un competente management di estrazione industriale e non semplicemente di nomina politica.

Oggi più che mai torno a ribadire la nostra posizione non applaudendo al disastro imminente, ma guardando con smarrimento al perseguimento degli interessi elettorali dei più a scapito del bene comune.

Davide Boniotti, Italia Viva Busto Arsizio

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