Busto, La Provvidenza vicina ai famigliari: «Agli ospiti non mancano cure e affetto»

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BUSTO ARSIZIO – «Certo che la vita è cambiata, ma la cura e l’attenzione che prestiamo nei cofronti dei nostri ospiti è sempre la stessa. Anzi, tutti, dai medici, agli infermieri, al personale Asa, stiamo dando il massimo, lavorando come una squadra. Stiamo facendo miracoli». Sono le parole di Antonella Masi, dipendente Asa de l’istituto La Provvidenza da 33 anni, che alla luce delle preoccupazioni espresse da un gruppo di parenti, ha voluto condividere un pezzo di vita lavorativa all’interno della rsa che, come molte altre residenze per anziani, sta vivendo giorni complessi e drammatici.

Tutto è cambiato tranne le attenzione per gli ospiti

«Comprendiamo la grande preoccupazione dovuto all’emergenza che stiamo affrontando – dice Antonella Masi – ma tutto il personale dentro La Provvidenza sta lavorando da settimane per continuare ad accudire gli ospiti come abbiamo sempre fatto. E’ vero molte cose sono cambiate: dall’organizzazione degli spazi, al servizio di animazione che è stato ridotto e trasferito per chi vuole attraverso videochiamate. Una cosa però è rimasta uguale a prima, la cura che prestiamo alle persone. Ogni giorno. Ai parenti preoccupati voglio dire che siamo vicini anche umanamente ai loro cari. Certo molti gesti affettuosi come le carezze o il contatto fisico sono diminuiti. Ma per tutelare anche loro. Però non mancano le parole d’affetto o altri gesti che fanno capire loro la nostra vicinanza».

Certo il coronavirus quando è entrato nell’istituto non si è annunciato e ha colto tutti di sorpresa. «Ma la risposta organizzativa e professionale è grande. Dentro davvero stiamo facendo i miracoli per non far mancare tutto ciò di cui hanno bisogno gli ospiti. E vorrei anche rassicurare i parenti, che ogni giorno facciamo alzare dal letto tutte le persone che sono in grado di farlo».

Preoccupazioni legittime

Quella di Antonella Masi non è l’unica risposta che arriva da La Provvidenza ai parenti. C’è anche una lettera firmata dalla dottoressa Elena Cassani, responsabile medico della rsa. La quale scrive: «Nelle comunicazioni che inviamo ai parenti c’è la mia firma, ma dietro al mio nome ci sono tutte le persone che operano in questa realtà. Dal presidente al direttore generale, al direttore sanitario, alla coordinatrice infermieristica. Senza dimenticare gli operatori che ogni giorno cercano di dare il massimo, di lavorare con il sorriso anche quando c’è poca voglia di sorridere. E poi ci sono le persone che accudiamo e seguiamo».

E la risposta che arriva dalla dottoressa Cassani contiene anche due premesse umanamente importanti: la comprensione della preoccupazione dei parenti che hanno espresso una serie di dubbi e la volontà di confermare loro la vicinanza di tutta l’equipe medica, assistenziale e amministrativa della struttura.

La lettera ai famigliari

Ci rendiamo conto che le parole che leggete ogni giorno nei report che vi inviamo possano risultare fredde, distanti e, a volte, facciano nascere dubbi e paure rispetto alle condizioni dei vostri cari. Il report è per noi uno strumento per farvi restare aggiornati e che vi consenta di mantenere un legame, che sappiamo essere delicato, con i vostri cari. Ma rimane un report e non può in nessun modo sostituire una vostra visita o una chiacchierata con le infermiere e i medici del reparto.

Abbiamo attivato una linea diretta, dove poteste fare domande o chiedere chiarimenti; le persone che rispondono ogni giorno non sono i medici o le infermiere con cui vorreste forse parlare e che sono impegnati ad assistere i vostri cari. Ma sono persone che ci stanno mettendo il cuore e tutto il loro impegno nel cercare di tranquillizzarvi.

Il personale è ridotto, ve lo abbiamo scritto e non possiamo purtroppo che confermarvelo. Ma ridotto non vuol dire disattento, non vuol dire che non presta attenzione ad ogni singolo anziano o non trova il tempo di dare una carezza. Fisioterapisti, operatori socio-sanitari, medici, educatori, infermieri sono tutti in reparto, pronti ad assistere o curare.

Nei reparti di isolamento i contatti sociali sono diminuiti, è vero; gli anziani sono isolati per la loro sicurezza e per quella altrui; questa situazione rende difficile il loro coinvolgimento in attività di svago ma dove è possibile e appena il tempo ce lo consente, siamo i primi a curare anche l’anima dei nostri anziani che sono disorientati dalla vostra mancanza I fisioterapisti prevedono piccoli interventi di mobilizzazione e preparano insieme agli educatori piccole attività da svolgere insieme ma distanti; tutti insieme sono ogni giorno in reparto, pronti a chiacchierare e a interagire con gli anziani.

Trovate spesso nelle nostre comunicazioni la frase “doniamo una casa sicura ai nostri anziani”: è una frase che per noi ha un significato enorme. Siamo qui per loro, per voi. E la casa non è perfetta, perché vorremmo fare di più, molto di più. Ma è una casa piena di amore e voglia di ripartire, è una casa in costruzione. E i nostri mattoni per costruirla siete anche voi, e la fiducia che speriamo continuerete a riporre in noi. Abbiamo sempre cercato di raccontarvi tutto, senza nascondervi niente. Perché ci sembra la scelta più giusta per rimanere uniti e lottare insieme, ognuno con le proprie capacità. Speriamo che queste per voi non rimangano solo parole vuote, ma che abbiano un significato più profondo e che vi abbiano rasserenato almeno su una cosa: stiamo dando il massimo per curare i vostri cari.

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