Busto, sul ponte sventola bandiera bianca

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C’è da chiedersi se sia la Lega di Matteo Salvini quella che a Busto Arsizio ha calato le brache davanti al sindaco Emanuele Antonelli. O se invece la resa ai diktat del primo cittadino faccia parte di una strategia che, nel tempo, porterà a clamorosi sbocchi. O, ancora, se l’accondiscendere al volere di Antonelli nelle ricomposizione della giunta abbia sullo sfondo qualcosa che si intuisce ma che non appare in tutta la sua evidenza. Per essere più chiari, ordini superiori che, per motivi diversi, hanno sbarrato la strada a qualunque altra soluzione della crisi municipale che non sia il rimettersi in carreggiata, ubbidienti e silenti.

Qualunque sia la risposta, Antonelli ha vinto il braccio di ferro con la Lega locale, trattata come una fastidiosa comprimaria, non con l’attenzione e il rispetto politico che si deve al partito di maggioranza relativa. Da capire se sia una vittoria in senso assoluto o, invece, la più classica delle vittorie di Pirro. Del resto, le dichiarazioni di Francesco Speroni rilasciate alla stampa nei giorni scorsi depongono per lo scontento generale della sezione bustocca rispetto al clima di tensione interno a Palazzo Gilardoni. Al punto che l’ex ministro, oggi segretario cittadino del Carroccio, abbia tra l’altro detto che i rapporti col sindaco in futuro non saranno più gli stessi. Boh.

In soldoni, il rimpasto di giunta finisce con un infermiere, il leghista Alessandro Albani, titolare dell’Urbanistica, una promoter di eventi, Paola Magugliani, al Bilancio e un ex sindaco, Gigi Farioli, sulle cui competenze amministrative non si discute, relegato a ruoli secondari. Da queste premesse, sommato al malcontento strisciante nella Lega e non solo, l’esecutivo Antonelli conta di rilanciare la città. Era su questo strampalato organigramma che i leghisti eccepivano, con molte ragioni. Ma si sono sentiti rimbrottare che avrebbero dovuto abbassare la cresta, perché senza uomini (o donne) all’altezza per ricoprire incarichi di sostanza. Cosa non vera. Ma per replicare alla pesante intemerata del sindaco avrebbero dovuto avere un sussulto di dignità, candidando subito in giunta lo stesso Speroni o Paola Reguzzoni, una tra i pochi con una vera visione politica della cosa pubblica. Invece, hanno battuto in ritirata.

Fine del cinema. Per ora. Con un’aggiunta relativa al comportamento di Forza Italia, partito di maggioranza schiacciato in un angolo e incapace di una minima reazione di fronte al sindaco che oppone e dispone. E con un’annotazione per i gruppi d’opposizione: tutti al mare, politicamente inesistenti.

La morale. Emanuele Antonelli ha fatto strame delle segreterie politiche e di tutti i poltronisti e voltagabbana che gli tirano la giacchetta per avere un posto al sole. Che avranno soltanto se saranno consenzienti a una politica amministrativa decisionista la quale, in teoria, potrebbe anche portare ad alcuni risultati, benché sia labile il confine tra decisionismo e dispotismo. Qui potremmo aprire il dibattito sul modello gestionale di Emanuele Antonelli. Ma non è il momento. Nel frattempo, sul ponte sventola bandiera bianca.

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