Busto, 3mila euro per uscire dal carcere. L’assistente: «Non mi prenderanno mai»

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BUSTO ARSIZIO – «Non arriveranno mai a me. Non sono io che firmo le valutazioni o i permessi. Il mio nome non compare mai». Era tranquillo l’assistente capo della polizia penitenziaria di Busto Arsizio Dino Lo Presti, arrestato nella mattinata di oggi, lunedì 14 dicembre, dai militari della guardia di finanza di Varese in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta dal procuratore di Busto Arsizio Giuseppe D’Amico e firmata dal gip Tiziana Landoni, mentre parlava al telefono con la moglie e alcuni pregiudicati.

Mazzette da 3mila euro a permesso

Non sapeva, però, di essere intercettato e di stare rilasciando una confessione raccolta direttamente dagli inquirenti. «Negli anni Lo Presti aveva acquisito un grande ascendente sulle educatrici che operano in carcere (almeno una è una complice dell’assistente capo ma per ora non è stata individuata). Non era lui il responsabile dell’area trattamentale della casa circondariale di Busto, che valuta quali detenuti possono ottenere permessi premio o essere inseriti nelle graduatorie per lavori interni o esterni al carcere, ma grazie a questo ascendente riusciva a fare in modo che i detenuti “paganti” ottenessero quanto chiesto». Di fatto Lo Presti manipolava il Gruppo di Osservazione e Trattamento a suo piacimento. Naturalmente in cambio di mazzette: «C’era un rigido tariffario – ha detto il procuratore di Busto – Tre mila euro per ottenere quanto desiderato. Oppure beni di utilità: in un caso accettò una lavatrice in pagamento». Quello dell’assistente capo era un metodo scientifico: «Svolgeva un’indagine patrimoniale sui detenuti individuando chi aveva disponibilità – ha spiegato D’Amico – Spesso imprenditori detenuti per reati finanziari. Lo Presti non contattava direttamente chi si trovava in carcere, ma ne intercettava i famigliari all’esterno della casa circondariale facendogli la propria offerta». La guardia di finanza, che ha operato congiuntamente alla polizia penitenziaria di Busto Arsizio guidata dal commissario capo Rossella Panaro, ha sequestrato beni per un valore di circa 30mila euro. «L’indagine è partita dal ritrovamento di alcuni cellulari nelle celle dei detenuti – ha spiegato il tenente colonnello della Gdf Gabriele Sebaste, con accanto il comandante provinciale, il generale Marco Lainati – Ma è attraverso una capillare indagine patrimoniale che siamo riusciti a ricostruire i contatti di Lo Presti».

La Mia Voce Ovunque

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All’assistente capo in quest’ambito vengono contestati tre episodi corruttivi e un’istigazione alla corruzione. «La nostra fattiva collaborazione alle indagini – ha sottolineato Panaro – Vuole dimostrare quanto il corpo sia sano e compatto soprattutto quando si tratta di perseguire illeciti commessi da un proprio appartenente. Resta l’assoluta amarezza per quanto accaduto». L’inventiva di Lo Presti nel fare affari non si limitava alle “attività” connesse ai bisogni dei detenuti. Questa mattina sono stati colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare anche l’amministrace delegata della cooperativa La Mia Voce Ovunque Monica Guanzini, che collabora al reinserimento dei detenuti a Busto in ambito lavorativo, messa ai domiciliari, e il marito della donna finito invece in carcere. «Lo Presti forniva alla cooperativa detenuti per l’esecuzione di lavori, ad esempio ristrutturazioni di uffici, ovviamente sempre in cambio di denaro», ha aggiunto D’Amico.

Trovo io il caricatore per l’Uzi

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I contatti dell’assistente capo con ex detenuti e pregiudicati hanno permesso agli inquirenti di risalire all’autore del furto di un’escavatore commesso a gennaio 2020 in provincia di Monza e Brianza ai danni di un vivaio, la ricettazione di gioielli provento di furti e l’accordo tra Lo Presti e un albanese componente di una banda dedita a colpi di altro profilo inerente il caricatore di una mitraglietta Uzi. «Il caricatore te lo trovo io», aveva detto Lo Presti, sempre intercettato all’albanese che segnalava di essere in possesso della mitraglietta ma di non poterla appunto armare.

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