Busto, Mogol emoziona il Baff. «Vi insegno l’arte di cantare con semplicità»

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BUSTO ARSIZIO – Una serata per far capire a tutti che l’arte è semplicità e che per toccare il cuore delle persone bisogna raccontare la verità. E a dirlo è il genio della canzone italiana: Mogol. Che, ospite d’onore del Busto Arsizio film festival, ha condotto il pubblico in un’avventura musicale da Claudio Villa a Ed Sheeran. Con professionalità e chiarezza, ma anche con quell‘energia e passione che gli fanno brillare gli occhi. Lo sguardo di un paroliere di talento, che non ha però perso la capacità di lasciarsi emozionare, soprattutto sulle note dell’amico Lucio Battisti.

Un ospite speciale al Baff

«Quando avrò finito la mia lezione sarete in grado di andare a insegnare ai docenti di X Factor come si fa a giudicare una canzone. Perché è molto semplice. Più si canta e meno si comunica». Con queste parole il cantautore più famoso d’Italia, Giulio Rapetti Mogol, ha aperto la sua lectio magistralis, ieri  sabato 10 ottobre, al teatro sociale Delia Cajelli di Busto Arsizio.

L’evento, inserito all’interno della programmazione del Baff e organizzato dal Ba Film Factory, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e il supporto dell’istituto Michelangelo Antonioni, ha registrato il tutto esaurito con più di 300 partecipanti.

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Siate credibili

Un viaggio attraverso e dentro la musica italiana e internazionale chiamato “Il cammino del pop”, nel quale Mogol ha ripercorso le interpretazioni dei più famosi cantanti del mondo, con una criticità professionale e puntigliosa e con un unico obiettivo. «Voglio farvi capire che ciò che conquista il pubblico è la credibilità. Quindi non bisogna cantare solo per fare sfoggio della propria voce, ma tutto il contrario. Bisogna comunicare», ha svelato.

Ecco perché Claudio Villa, nel suo “O sole mio” cantava troppo forte. «Così potentemente che le parole nemmeno si capiscono». E Nilla Pizzi drammatizzava eccessivamente la voce in “Grazie dei fiori”, «provocando esattamente l’effetto opposto, ovvero quello di far ridere il pubblico». Nicola Di Bari, poi, nonostante fosse un cantante straordinario, teneva le finali troppo lunghe quando cantava “La prima cosa bella”. «Se non fosse stato per quello, sarebbe stato il più moderno cantante al mondo».

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L’arte è una brezza, non una bomba

Primato che invece va a Bob Dylan. «E’ lui che ha cambiato tutto», ha ammesso Mogol, con un sorriso che ha fatto trapelare la passione che, nonostante i suoi 84 anni compiuti, non ha mai smesso di ardere.  «Lui non aveva una voce straordinaria, ma parlava semplicemente e così comunicava davvero». Insomma, l’ipotesi iniziale è confermata: «L’effetto è il surrogato dell’arte. Perché l’arte è una brezza, non una bomba», ha sottolineato il cantautore, mostrando poi la differenza tra chi canta facendo acrobazie vocali e chi canta con il cuore.

Occhi lucidi per Battisti

Ecco allora che il carisma e l’umorismo del paroliere si interrompono per un attimo. Cala il silenzio, il sorriso si fa più serio e gli occhi più lucidi. Mogol porta una mano sul cuore mentre ascolta il collega di una vita: Lucio Battisti. «Il primo che ha seguito Dylan, senza imitarlo. Perché ha imparato che cantare non significa fare esibizionismo, ma comunicare».

Nonostante le centinaia di personalità con le quali ha collaborato, Battisti rimane il vero protagonista della serata. Infatti, dopo aver concluso la lectio, lodando cantanti come Vasco Rossi, Arisa, studentessa della scuola fondata da Mogol stesso, il Centro europeo Toscolano e perfino Ed Sheeran, si ritorna a “Emozioni”, “Anna”, “Il mio canto libero”.

Segreti rivelati

Occasione nella quale il direttore artistico del Baff, Steve Della Casa ha avuto modo di farsi svelare qualche piccolo segreto da Mogol. «”Il mio canto libero” è in effetti una canzone che ho scritto quando sono scappato e sono andato a vivere con una donna in un mulino in mezzo ai boschi. Avevamo tutta la società contro. Ma il mio canto libero vola sulle accuse della gente, a tutti i suoi retaggi indifferente», dice con un sorriso che rallegra  la platea.

Lo spettacolo riparte, tramite la parola

Pubblico che si alza in una standing ovation, distanziata sì, ma emozionata. «Avere l’Autore con la A maiuscola a Busto Arsizio è un grande orgoglio perché Mogol è un pezzo della musica e dello spettacolo italiano. E ospitarlo in occasione della ripartenza del Baff significa dare un segnale di speranza al mondo del cinema e dello spettacolo, i cui lavoratori sono stati tra i più colpiti dal lockdown», ha commentato Manuela Maffioli, vicesindaco e assessore alla Cultura di Busto Arsizio. Che ha voluto appunto accogliere il paroliere italiano per eccellenza, «alla parola abbiamo affidato questa serata».

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