Dal cortile al cinema: i Legnanesi svelano al Baff il segreto del loro successo

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BUSTO ARSIZIO – Nel 1949 la nascita della compagnia teatrale dei Legnanesi segnò il ritorno, dopo gli anni della guerra, della voglia di divertire e divertirsi. Ieri sera, venerdì 9 ottobre, sono stati sempre la Teresa, la Mabilia e il Giovanni, ora interpretati da Antonio Provasio, Enrico Dalceri e Lorenzo Cordara, a salutare il ritorno del B. A. Film Festival al Teatro Sociale di Busto dopo il suo rinvio a causa della pandemia. Accompagnati dal loro produttore Enrico Barlocco, e dialogando con Steve della Casa, direttore artistico della rassegna cinematografica, i tre attori hanno ripercorso la storia di un successo che dura da settant’anni.

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Uomini che si travestono da donne

«Bisogna ricordare che i Legnanesi sono uomini che si travestono da donne, e non travestiti: è questo che fa ridere», ha sottolineato Provasio raccontandone la genesi. Era stata un decisione presa da don Antonio, loro primo manager, poiché il cardinale Schuster aveva proibito che ci fossero donne nella compagnie teatrali degli oratori maschili. Il punto di riferimento resta sempre il cortile ma, da allora, ci sono stati anche dei cambiamenti: «La nostra comicità non è rimasta ancorata al modo nel quale era intesa negli anni Sessanta. Si è evoluta, è stata di volta in volta riadattata e attualizzata, così come è successo al linguaggio con il quale recitiamo. In Italia ci sono dialetti simpatici come il napoletano, o il toscano: è stata una sfida proporre il nostro. A Milano ha un suono molto duro, e quello di Legnano è ancora più chiuso».

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La scommessa del film

Tra i tanti successi riscossi dai Legnanesi c’è stata da ultimo l’ampia risposta di pubblico ottenuta con la trasmissione, nonostante avvenisse d’estate, delle loro puntate in tv. È la storia di un’altra scommessa, “Non è Natale senza panettone”: a raccontare il film è stato chiamato sul palco Giorgio Restelli, direttore artistico di Mediaset che ne ha seguito la realizzazione. «Alla luce dei consensi che ha raccolto, stiamo pensando a come proporre ancora teatro in tv: è importante soprattutto in un momento come questo, che vede in difficoltà gran parte degli artisti». Tra il ricordo del fondatore Felice Musazzi e di Alberto Destrieri, interprete della Pinetta scomparso nel 2019, filmati storici e aneddoti vari è stata illustrata la storia della compagnia teatrale più grande d’Italia – è formata da quarantuno elementi – che ne ha tentato un’unificazione all’insegna della legnanesità.

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Un passo avanti per la cultura

«Siete bravissimi: mi dispiace che non siate bustocchi», si è complimentato con gli attori il sindaco Emanuele Antonelli. Che, dopo aver consegnato loro il premio Città di Busto Arsizio, riguardo alla prima serata del Baff 2020 ha ricordato: «In un momento come questo, che vede soffrire il mondo dell’arte, abbiamo bisogno che torni il cinema. Senza dimenticare l’opportunità che offre l’assistere a uno spettacolo teatrale, o a un film, di risollevrea il morale». Come ha aggiunto la vicesindaco Manuela Maffioli, «dopo i lunghi mesi di silenzio nei quali la cultura, bisogno essenziale dell’uomo, è stata costretta a fare un passo indietro, con il ritorno del Baff ne compie uno in avanti, ed è un atto d’amore per Busto Arsizio». Il secondo appuntamento del festival al Teatro Sociale, in programma oggi, sabato 10 ottobre, alle 21, avrà come protagonista Mogol, storico autore dei testi dei brani di Lucio Battisti, che terrà la lectio magistralis “Il cammino del pop – L’evoluzione dell’interpretazione dalla romanza ad oggi”.

Il Baff rinviato per il Covid torna a ottobre e diventa un weekend al Teatro Sociale

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