Con la Giöbia bruciano le aspettative del Pd di Busto

bustio pd giobia ferrario

Nel giorno dei falò della Giöbia (solo un caso?) Cinque Stelle e gruppi di sinistra giocano il carico. E’ Amanda Ferrario, battagliera preside di un prestigioso istituto tecnico e ora consulente del Miur, pronta a candidarsi a sindaco di Busto Arsizio. Si tratta di uno di quei colpi a sorpresa destinati a sparigliare nel contesto politico locale. A centrodestra, perché Amanda Ferrario è un nome noto, al di sopra delle parti, capace di rastrellare consensi in senso trasversale, specialmente tra gli scontenti dell’andazzo imposto da Emanuele Antonelli e dal suo cerchietto magico che, fino a prova contraria, tengono in scacco le segreterie di partitoni (Lega) e nuovi partitini (Forza Italia). A centrosinistra, perché dà una scossa alla sonnacchiosa coalizione che, sulla carta, è guidata da un ancora più sonnolento Partito Democratico, perso nelle liti interne e, a Busto Arsizio, perennemente alla ricerca di un’identità e di un ruolo amministrativo finalmente di primo piano.

Un Pd ora obbligato a uscire dal guscio in cui si è rintanato, a cambiare passo, dichiarando da che parte sta: se dalla sua o dalla parte della coalizione. Ci spieghiamo. Proprio nelle ultime ore i democrat hanno lasciato sul terreno uno dei possibili candidati, Walter Picco Bellazzi, che si è chiamato fuori dalla contesa a tre per la corsa su Palazzo Gilardoni, liberando spazio per Valentina Verga e Maurizio Maggioni. Due contendenti superstiti alla candidatura a primo cittadino, che a questo punto, benché su di loro nessuno possa eccepire in fatto di competenze e di serietà, finiscono sullo sfondo rispetto al nome forte di Amanda Ferrario. Non se ne abbiano a male, ma se il centrosinistra vuole avere qualche chance di successo nella moderata e tradizionalista Busto Arsizio deve puntare altrove, su personalità al di fuori dalle palude dei partiti e dagli schematismi della politica politicante. Amanda Ferrario è il nome giusto? Di sicuro è un nome inedito, affrancato da certe, impolverate liturgie, capace, quando era preside dell’Ite, di mandare al diavolo il dispotico sindaco in un paio di occasioni di scontro, dimostrando che le sudditanze non sono una sua caratteristica. Detto questo nessuno è così ingenuo da credere che la vicinanza con la ministra pentastellata Lucia Azzolina non l’abbia in qualche modo condizionata nella disponibilità a discutere la candidatura bustocca. In un modo o nell’altro, i partiti fanno sempre capolino.

Ma c’è un motivo in più che pende dalla sua parte: la cifra di genere. L’essere donna contribuisce di sicuro ad attribuirle le simpatie di un’ampia percentuale dell’elettorato, pronto a cambiare abitudini maschili, se non addirittura maschiliste, della politica in senso generale.

Detto questo c’è un percorso che va costruito passo passo. Amanda Ferrario, per quanto possiamo capire, è donna di carattere. Poco incline ai compromessi: l’ha spesso dimostrato. Purtroppo, in certi ambienti, senza i compromessi non si fa molta strada. Infine, prima di cantare vittoria, dovrà passarne di acqua sotto i ponti. E se fosse in quantità sproporzionata, il rischio di annegarvi (politicamente) è sempre  incombente.

Resta il fatto che la sinistra ha bruciato in un amen molte aspettative del Partito Democratico di Busto Arsizio, obbligandolo a rivedere i propri programmi. Anche se dalle prime informazioni i democrat locali hanno già posto una serie di veti con l’obiettivo di soffocare in culla la novità. Il falò è però destinato ad ardere con veemenza, acceso, guarda un po’, proprio nel giorno della Giöbia, quando il fuoco esorcizza i mali di un anno e genera la speranza. Quanto meno scalda gli animi, soprattutto quando sono naufraghi in tante, troppe indeterminatezze, nei personalismi, nelle primogeniture e, a volte, nella protervia.

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