Poliziotti minacciati a Busto, il Siulp: «Noi senza tutele, chi delinque si sente impunibile»

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Il segretario provinciale del Siulp Varese Paolo Macchi

BUSTO ARSIZIO – Resta in carcere il 33enne tunisino arrestato la scorsa notte dalla polizia di Stato di Busto Arsizio per aver fatto irruzione armato di seghetto a casa della ex alla quale non poteva avvicinarsi. L’uomo ha aggredito anche gli agenti intervenuti, ha quindi urinato in commissariato e minacciato i poliziotti al grido di «Vi faccio fare la fine dei vostri colleghi di Trieste».

Il caso Trieste

Il tunisino resta in carcere su disposizione del giudice dopo la convalida nella tarda mattinata di oggi, giovedì 12 maggio. Ma l’accaduto fa tornare prepotentemente di attualità un tema, quello delle aggressioni ai danni di chi viste una divisa con contestuale assenza di tutele per gli appartenenti alle forze dell’ordine, già affrontato durante il Nono Congresso del Siulp Varese, il principale sindacato di polizia. Ed è proprio il segretario provinciale Paolo Macchi a spiegare che «Quanto accaduto la scorsa notte a Busto è soltanto l’ennesimo episodio. L’autore dell’aggressione non è fuggito ma anzi ha aggredito i colleghi intervenuti perché convinto di rimanere impunito. E sentenze come quella di Trieste, da lui citata, dimostrano questo: una persona può uccidere due poliziotti senza doversene assumere le responsabilità».

Senza tutele

Macchi spiega che «Se chi commette un reato non fugge tu devi affrontarlo. Ma a come? E con quali rischi. Come ho già sottolineato oggi denunciare un appartenente alle forze di polizia che ha semplicemente svolto il proprio lavoro contenendo un soggetto pericoloso è semplice e conveniente. Noi non abbiamo tutele – aggiunge il segretario del Siulp – Una denuncia, seppur ingiusta, è impegnativa dal punto di vista economico. Non solo una falsa accusa delegittima l’operato di chi interviene per garantire sicurezza ed ordine pubblico. Il poliziotto viene portato da chi delinque in tribunale: i due a quel punto sono sullo stesso piano.

Nel mirino

Per Macchi quanto accaduto la scorsa notte a Busto dimostra proprio questo: «Passa il messaggio che è possibile aggredire un poliziotto senza rischiare niente. E questo ha portato ad un aumento di episodi di violenza nei confronti di chi porta una divisa che, molto spesso, accetta di essere picchiato pur di evitare una possibile denuncia anche se infondata. Siamo nel mirino. Chiediamo strumenti, in questo senso ben vengano i Taser, ma anche tutele. Come è già stato detto lo Stato stia al fianco dei suoi servitori non davanti a loro in veste di accusatore».

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