Congresso Siulp Varese: «Arrivano i Taser. Ma servono uomini e maggiori tutele»

VARESE – Nei nostri diritti, la vostra sicurezza. Il messaggio chiarissimo lanciato durante il Nono Congresso Provinciale del Siulp, il primo sindacato di polizia sia a livello nazionale che provinciale, che oggi, lunedì 9 maggio, ha visto una sala Campiotti di Camera di Commercio al gran completo, tra poliziotti, rappresentanti delle istituzioni ma anche tanti imprenditori.

Problema organico

Padrone di casa il segretario provinciale Paolo Macchi (che è stato riconfermato a larghissima maggioranza alla guida della segreteria provinciale), che i colleghi presenti definiscono «L’uomo giusto al posto giusto viste la dedizione e la competenza con cui ricopre questo incarico», che nella sua relazione ha toccato tutti i “punti sensibili” per chi oggi veste una divisa. «Noi siamo sindacalisti solo quando abbiamo finito di lavorare come poliziotti, non siamo professionisti: ma cerchiamo però di diventare sempre più bravi a spiegare a chi questo mestiere non lo fa quante difficoltà nasconde. Molto di quanto abbiamo denunciato come mancanza lo stiamo ottenendo», ha sottolineato Macchi che è andato subito al cuore del problema: dall’organico, «98 mila in tutto. Ne servirebbero 20 mila in più. E la carenza, già cronica, rischia di esplodere in tutta la sua drammaticità da qui al 2030, quando 40 mila poliziotti andranno in pensione alla mancanza di tutele».

Taser da fine maggio

Sul fronte dotazioni il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha annunciato «L’arrivo dei Taser entro fine maggio». Lo stesso Molteni ha poi sottolineato due priorità: «Soldi per le assunzioni e scuole di formazione».

Maggiori tutele

Altro tema “caldo” è quello delle tutele: «E’ troppo facile oggi denunciare chi indossa una divisa solo per aver compiuto il proprio dovere – ha detto Macchi – Quanti colleghi finiscono davanti a un magistrato perché accusati di abusi? Quanti si ritrovano in difficoltà a causa delle pesanti spese legali? Chi delinque ha convenienza a farlo. Mette la divisa nella sua stessa posizione e contemporaneamente ne delegittima e discredita l’operato».

Lo Stato al fianco delle divise

La sintesi di ciò che serve l’ha fatta il senatore Stefano Candiani (Lega): «Chi indossa una divisa deve avere la certezza che lo Stato gli stia al fianco, non che gli stia di fronte in forma d’accusa. Maggiori tutele devono essere una priorità. E il messaggio che deve passare è che, quando qualcuno sbaglia, non deve essere fatta di tutta un’erba un fascio».

Tante le autorità presenti: dalle onorevoli Maria Chiara Gadda, Isabella Tovaglieri e Paola Frassinetti al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana; dai sindaci Davide Galimberti, Andrea Cassani e Nicola Poliseno, ai consiglieri regionali Emanuele Monti e Francesca Brianza, al vicepresidente della Provincia Alberto Barcaro, agli assessori comunali alla sicurezza Francesca Caruso e Raffaele Catalano, al presidente di Confcommercio Rudy Collini, agli esponenti sindacali della CISL, cui fa capo il SIULP, e che trovano nel vertice confederale Daniele Magon un interlocutore serio e appassionato, fino al prefetto vicario Davide De Fanti e all’ex Questore di Varese, Gianni Pepè.

L’impegno di Regione Lombardia

Il presidente Fontana ha ribadito l’impegno di Regione Lombardia nel sostenere chi ogni giorno garantisce sicurezza ai cittadini.

Vicini a chi garantisce sicurezza

Lo stesso ha fatto il sindaco Galimberti sottolineando come il Comune di Varese abbia implementato i sistemi di videosorveglianza a sostegno dell’attività delle forze di polizia.

Lavorare per le sinergie

Importante l’intervento di don David Maria Riboldi, cappellano del carcere di Busto Arsizio e anima della cooperativa La Valle di Ezechiele, che è si occupa dell’inserimento lavorativo dei detenuti del carcere bustocco. «Lavoro – ha detto don David – In un anno di attività noi abbia “scarcerato” dieci detenuti. Ci abbiamo messo la faccia, abbiamo fatto da garanti con le attività commerciali e imprenditoriali, che li hanno voluti inserire nel loro ambito produttivo. Ad oggi nessuno di loro è tornato in carcere. Ciò per cui noi lavoriamo è creare sinergie. Sinergie tra istituzioni, imprenditori, attività produttive, tutte quelle cose che i politici sanno dire molto meglio di me. Sinergie fondamentali affinché chi esce dal carcere smetta di delinquere perché ha una via nuova e che quindi in carcere non torni più. Un detenuto in meno è un vantaggio per tutti».

La chiosa è andata segretario nazionale del Siulp Felice Romano che ha parlato di educazione: «Se alla vista delle pattuglie i giovani non scappano, bensì irridono, o peggio attaccano, significa che l’emergenza sociale è oltre il livello di guardia. Restituire dignità a chi veste l’uniforme significa irrobustire lo Stato e la percezione che se ne ha». L’annuncio del Questore di Varese Michele Morelli della prossima intitolazione della piazzetta di fronte alla Prefettura al vicequestore Fabio Mondora, poliziotto e uomo di straordinaria qualità prematuramente scomparso, è stato salutato da un lunghissimo applauso.

varese congresso siulp taser – MALPENSA24