M24 TV – Dal carcere di Busto a La Valle di Ezechiele: la pena che diventa cura

LONATE POZZOLO – Usa spesso la parola galera don David Maria Riboldi, che di un carcere, quello di Busto Arsizio, è il cappellano. Bada alla forma quando occorre e alla sostanza continuamente. Come nel caso del progetto La Valle di Ezechiele, cooperativa con sede a Fagnano Olona, di cui don David è fondatore e anima e che si occupa dell’inserimento lavorativo degli ex detenuti della casa circondariale di via per Cassano. Ed è quest’esperienza, con le sue finalità, i suoi risultati e i progetti futuri che il cappellano, ospite della puntata di approfondimento di Malpensa24 Web Tv, racconta.

La finalità della pena

Don David cita un omonimo, nello specifico padre David Maria Turoldo, che in questi versi riassume in pochi versi la finalità della pena: “La pena come cura, non come vendetta. Una cura che salva insieme il colpevole e la città”. Il cappellano cita anche la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, che lo scorso 25 ottobre ha inaugurato La Valle di Ezechiele: “Quando vide la nostra realtà disse: E’ sempre possibile, quando c’è qualcuno che ti aspetta“.

La centralità del lavoro

C’è in queste due citazioni il senso di una pena detentiva: il carcere inteso come non luogo esterno alla società non può esistere. Solo il reinserimento vero eviterà all’ex detenuto di tornare a delinquere evitando così un nuovo danno alla società stessa. “E il lavoro – spiega don David – E’ elemento centrale. Oggi sappiamo che il “rinchiudere e buttare la chiave” non funziona. E abbiamo anche delle strutture, penso al carcere modello di Bollate, che lavorano nella direzione giusta. Sono la prova che è possibile: sono carceri che abbiamo costruito noi. Perché non farlo ovunque?”.

Far rinascere le persone

“L’obiettivo deve essere quello, come ha sottolineato la Ministra, di creare ponti tra dentro e fuori dal carcere – spiega don David – Riavviare una vita è possibile se c’è qualcuno che ti aspetta, che crea un’attesa. La Valle di Ezechiele ha questa missione: far rinascere le persone, così come è nella profezia. L’inserimento lavorativo, dopo una formazione attenta e con una garanzia data da noi alle aziende o alle istituzioni, è determinante. Dà una nuova prospettiva all’ex detenuto: non più il farsi grande degli illeciti commessi. Ma l’essere forte della fiducia che gli altri ti riconoscono. E’ importantissimo“.

La fiducia recuperata

I numeri parlano chiaro: delle 10 persone entrate nel programma de La Valle di Ezechiele in un anno e 4 mesi “nessuna è più tornata in carcere. Una di queste persone, inserita nel panificio Colombo, sta adesso per essere assunta definitivamente. Perché ha dimostrato di saper svolgere un ottimo lavoro – dice don David – Ecco, mi sbilancio, io sono certo che questa persona in carcere non tornerà a delinquere“.

Pnrr e digitalizzazione

La Valle di Ezechiele è partita dalla sbavatura della gomma e oggi guarda al digitale. “La parola digitalizzazione è una delle parole più importanti del Pnrr. Le amministrazioni si sono trovate a dover impiegare delle risorse per questo. Noi ci siamo formati in questa prospettiva e dagli enti locali abbiamo avuto ottime risposte. Il Comune di Gorla Maggiore è stato il nostro primo committente, ma abbiamo contatti con altre realtà. Il Comune di Fagnano, dove abbiamo la sede, ad esempio è una di queste“.

Le sfide vinte

Nella densa intervista (l’integrale si trova nel video allegato all’articolo o in diretta sulla pagina Facebook di Malpensa24) don David annuncia nuove iniziative “ce ne saranno ma le tengo ancora in serbo”, parla del calendario 2022 100% made in carcere nato dal corso di fotografia tenuto nella casa circondariale di Busto dal giovane Hermes Mereghetti, figlio d’arte, con i detenuti modelli ma anche autori degli scatti. “Il calendario è stata una bella sfida – spiega il cappellano – Un confronto continuo tra un gruppo eterogeneo di persone. Un dialogo complesso che si è tradotto in una coesione di gruppo formidabile. E alla fine il risultato è arrivato: don – mi è stato detto – non sembra nemmeno di essere in carcere”. Don David chiude rimarcando il fine che deve coinvolgere tutti: “Fare in modo che quando queste persone escono dal carcere, perché prima o poi escono deve essere chiaro, trovino le strade per non tornare più a delinquere“.

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