Busto, protesta contro la mensa alle Manzoni: i bambini pranzano fuori scuola

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BUSTO ARSIZIO – «Siamo arrivati al limite, così non si può più continuare». Questo il grido di allarme di bambini e famiglie delle scuole Manzoni di Busto Arsizio. Oggi, venerdì 5 febbraio, il comitato genitori della 5B ha organizzato una manifestazione simbolica all’ora di pranzo per protestare contro la scarsa qualità del cibo e il personale inaffidabile del servizio mensa.

La protesta di bambini e famiglie

Al suono della campanella i bambini della 5B delle Manzoni di Busto Arsizio non si sono fermati in classe per il pranzo come di consuetudine, ma, insieme ai genitori, hanno consumato un panino fuori dai cancelli dell’istituto per protestare contro i disagi che stanno vivendo dall’inizio della scuola. Cibo freddo, pezzi di plastica nella pizza, porzioni non servite e soprattutto un servizio affidato a personale che i genitori non conoscono.

Non conosciamo il personale

Con l’inizio dell’anno scolastico infatti la mensa è stata affidata alla cooperativa Sodexo, tramite un bando comunale, perciò a sorvegliare i ragazzi durante la pausa sono i dipendenti dell’azienda che però non sono sempre all’ altezza di gestire i bambini. «I nostri figli ci hanno raccontato di casi in cui veniva usato un linguaggio non consono o modi bruschi, anche se la scuola ha subito preso dei provvedimenti noi come facciamo a fidarci? Non sappiamo chi siano queste persone e riteniamo che anche il pranzo dovrebbe essere un momento educativo», spiega Marco Cirigliano, rappresentante di classe.

Il Comune non fa nulla

I genitori hanno già parlato con la dirigenza che in alcuni casi si è dimostrata disponibile all’ascolto, ma il contratto mensa é stato stipulato dal Comune che ha sempre risposto alle lettere dei genitori rassicurandoli, ma senza mai prendere seri provvedimenti. «Sono mesi che dall’amministrazione ci dicono che risolveranno il problema, ma non è stato ancora fatto nulla», dicono alcune mamme.

Non ci fanno neanche portare il pranzo al sacco

Il risultato è che molti bambini tornano a casa con mal di testa e malesseri e alcuni hanno preferito rinunciare al servizio. Il problema però resta per quei genitori che lavorando non possono andare a prendere i propri figli. «Io sono una mamma single e per me è quasi impossibile riuscire a prendere le mie figlie e poi riportarle per le lezioni del pomeriggio. Ecco perché abbiamo chiesto di poter dar loro il pranzo al sacco, ma la risposta è sempre stata negativa. Eppure c’è una sentenza della corte di Cassazione, la 14368 del 2020, che sancisce che i bambini possano portare il cibo da casa», racconta una delle madri, Manuela Cacace.

Palazzo Gilardoni intervenga

La richiesta finale è quindi rivolta al Comune di Busto. Chi di dovere deve prendere i provvedimenti necessari per evitare lo spreco alimentare, i disagi ai bambini e dei genitori perché la situazione non è più tollerabile», conclude Giovanni Damin, un nonno che ha voluto partecipare alla manifestazione.

Da Palazzo Gilardoni: «Non c’è inerzia»

«Guardiano con attenzione, e non con indifferenza, alla manifestazione e alle richieste dei genitori – ha commentato l’assessore all’Istruzione Gigi Farioli – E il flash mob di oggi, curiosamente, è coinciso con una riunione tra Comune, dirigenti scolastici, rappresentanti dei genitori. Non nascondiamo che all’inizio di quest’anno, in particolare modo proprio sulle scuole Manzoni, ci siamo impegnati a monitorare e migliorare il servizio».

E ancora, «proprio nella giornata di ieri (giovedì 4 febbraio) sono arrivate due relazioni, una delle insegnanti della scuola e l’altra del nostro tecnologo alimentare, che insieme a Sodexo sta facendo verifiche, che attestano un miglioramento del servizio, con anche alcuni punti di “ottimo”. Questo però non ci spinge a frenare. Come amministrazione abbiamo tenuto sempre un atteggiamento pro attivo, convinti che il servizio mensa non è solo un momento di cibo, ma anche uno spazio educativo importante. In più abbiamo stilato un protocollo che, nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid, possa consentire ad alcuni genitori individuati di svolgere quel ruolo che abbiamo sempre garantito. E che potranno così collaborare verificare la qualità del servizio stesso».

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