BUSTO ARSIZIO -C’erano gli amici, tantissimi giovani, i parenti più stretti, gli abitanti del quartiere ad attendere, sul sagrato della chiesa parrocchiale, l’arrivo della bara. Un timido e commosso applauso ha salutato il feretro e poi nessuno si è mosso, fino all’arrivo dei genitori di Luca Savino. Passi lenti, appesantiti dallo strazio, talmente grande da far sembrare una montagna da scalare i pochi gradini che portano dentro la chiesa, grande, ma non abbastanza per contenere il dolore generato dalla morte di un giovane. Una morte assurda, «ingiusta» – dice qualcuno aggiungendo che «non dove avvenire, perché Luca era così pieno di vita, di voglia di vivere». A spezzare la sua vita è stata una sua passione, la moto, quella di un amico e cavalcata per fare un giro. Una cosa normale e che sarebbe finita con un scambio di impressioni sul mezzo insieme agli amici presenti in via Bellini. Se non fosse stato per un imprevisto, uno dei tanti e a volte, come in questo caso, tragici, che riserva la vita. Anche il parroco don Michele nella sua omelia ha proprio dedicato un passaggio a ciò che non si può calcolare, «alla morte che irrompe nelle nostre vite, nelle cose quotidiane, in quelle che ripetiamo ogni giorno normalmente, come può essere una serata tra amici». Don Michele ha poi condiviso con i presenti il dolore, l’affetto e la vicinanza che l’intera comunità di Sant’Anna ha dimostrato in questi giorni alla famiglia Savino: «Davanti a questa tragedia ci siamo tutti sentiti coinvolti. Tanti sono stati i papà e le mamme che mi hanno detto di comprendere il dolore dei famigliari di Luca, poiché questo è anche la loro preoccupazione», di genitori con figli coetanei e amici di Luca. Che ora vive nel ricordo che ognuno si porta nel cuore e che qualcuno ha scritto nel libro dei commiati: «Luchino resterai sempre con noi, con il tuo viso d’angelo, le battute scherzose e i tuoi pantaloni arrotolati. Ci mancherai Luchino. Buon viaggio».