Il Caffè Teatro sold out canta con Smaila, colpo grosso per la cena di Max Cavallari

caffè teatro smaila cavallari 02

SAMARATE – «Ce n’è da raccontare, Umberto Smaila ha fatto la storia della musica e della comicità: quindi è un colpo grosso averlo qui”: Max Cavallari ha così presentato ieri sera, giovedì 21 marzo, il primo ospite del suo appuntamento mensile “Indovina chi viene a cena” al pubblico del Caffè Teatro di Samarate, avendo in risposta un pronto «cin cin». In una serata sold out che ha avuto come protagonisti anche gli evergreen della canzone italiana cantati insieme ai presenti, lo showman dei Gatti di Vicolo Miracoli ha raccontato, seduto a una tavola imbandita, gli aneddoti e i retroscena di una lunga carriera.

Gufi e Gatti

«Il nostro nome – ha precisato innanzitutto Smaila – nasce da un luogo realmente esistente a Verona, il vicolo Miracoli, dove si trovavano sia l’ufficio della tasse che una casa di tolleranza: ci piaceva che, da qualsiasi di quei due portoni si uscisse, lo si facesse sempre senza soldi. Il riferimento ai gatti è invece stato scelto perché sono animali sia indipendenti che graffianti, come volevamo essere noi». Suo è stato anche l’impulso per creare un gruppo: «A teatro avevo visto una band straordinaria, i Gufi. Dissi agli altri – eravamo compagni di scuola – che volevo mettermi a fare degli spettacoli in quello stile. Poi, a inizio anni Settanta, ci capitò di suonare nel primo tempo del loro spettacolo, ci avevano chiamato Lino Patruno e Nanni Svampa, all’epoca in cui il secondo traduceva i pezzi di Brassens».

caffè teatro smaila cavallari 08

Trentacinque colonne sonore

Quanto all’indissolubile legame con la musica, oltre a cantare per gli spettatori successi come “Guarda che luna”, “Ancora”, “Montagne verdi” e tanti altri ha Smaila ricordato come l’amore per le sette note l’abbia aiutato a superare i disagi del Covid: «ho creato le colonne sonore di “Tre sorelle” e “Lockdown all’italiana”». Insieme a quelle per altre pellicole – per esempio “I miei primi quarant’anni”, “Soldati – 365 all’alba”, “Arrivano i gatti”, “Il ragazzo del Pony Express” e “I mitici – Colpo gobbo a Milano” ora sono un un totale di trentacinque. Senza dimenticare la richiesta di Quentin Tarantino: «Mi telefonò da Los Angeles il suo avvocato di produzione, chiedendo di poter usare sei minuti che ho composto per “La belva con il mitra”. Ora c’è una scena di “Jackie Brown” in cui Samuel Jackson, Bridget Fonda, Robert De Niro e Michael Keaton guardano in televisione proprio quel momento del film. Poi Tarantino chiamò per ringraziarmi tra un “fuck” e l’altro, io non ne avevo abbastanza per rispondere».

caffè teatro smaila cavallari 06

Maestro di spettacolo

Nella produzione di Smaila anche l’inno del Milan, «voglio rimasterizzarlo e farlo cantare ai tifosi attuali», del Verona, «quelli dell’Hellas hanno adottato il brano “Verona beat” di “Arrivano i gatti”», fino a “È tutto un attimo”, in origine provino registrato su musicassetta per farlo sentire al produttore Mario Lavezzi e poi passato ad Anna Oxa. Saluto con “Un senso” e “I migliori anni della nostra vita” prima di lasciare il palco al “Tichi tic” collettivo condotto dal “padrone di casa”: «Noi Fichi siamo cresciuti con i Gatti. Umberto, che ha imparato a suonare il piano a otto anni, è un maestro di spettacolo. Pensate che ha fatto oltre seimila concerti, io ne avrò fatti…sei». «Aver studiato musica è stato importante per me – ha osservato Smaila – e avrei potuto andare avanti ma tra sport e beat, noi ragazzi degli anni Sessanta venivamo distratti da mille cose».

Una scelta che poteva compromettere una carriera

Tra ricordi di Maurizio Costanzo e delle pubblicità del pandoro Dal Colle ampiamente pre-Ferragni, non poteva mancare un pensiero rivolto a Colpo Grosso: «Quando mi fu proposta la sua conduzione ci pensai un po’, era una scelta che poteva compromettere la mia intera carriera. Chiesi allora, come contraccolpo, di poter avere anche una trasmissione diurna, che diventò C’est La Vie: finii così a registrare più di ottocento puntate in tre anni. Alla fine, per il fatto che i loro genitori potessero trovarsi soli davanti allo schermo mentre andava Colpo Grosso, considero dei miei figli adottivi tutti quanti hanno ora un’età che si aggira intorno ai trentotto anni. Per quanto riguarda incontri con le ragazze, non era come si pensa; diciamo che…le vedevo comunque».

caffè teatro smaila cavallari – MALPENSA24