Galli: «Cambiare per non morire». Il manifesto di Confartigianato Varese

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VARESE – «Tutti i programmi e proclami fatti ultimamente, come nel caso degli Stati generali, sembrano libri dei sogni. Ma è necessario dare segnali forti di concretezza». Con queste parole Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese, ha presentato oggi, martedì 16 giugno, il manifesto per la ripresa post Covid elaborato dall’associazione di categoria. Le linee guida del documento, che verrà inviato a imprese e istituzioni, individuano quattro punti fondamentali sui quali si dovrà concentrare il lavoro di ricostruzione: sono fiducia, riorganizzazione, innovazione e territorio.

Cambiamento o declino

«Ho molti dubbi che ci siano risorse a sufficienza per tutti i progetti annunciati. Per ora si può ancora contare su alcuni ordinativi precedenti all’emergenza ma i nodi verranno al pettine nei prossimi mesi, quando si eauriranno», ha esordito Galli. «Perciò abbiamo creato questo focus, che riguarda soprattutto le Pmi, per dare un’impostazione di concretezza legata alla realtà del territorio. Molti punti erano già oggetto di analisi prima dell’arrivo del Covid; tutti sono concentrati sul momento attuale ma dobbiamo pensare anche al futuro. Spero che questo manifesto sia uno stimolo per eliminare tutte le ruggini che abbiamo come sistema Paese; se non decidiamo di cambiare per noi sarà il declino».

Reinstaurare la fiducia

Per il mantenimento del benessere della comunità occorre innanzitutto reinstaurare un clima di fiducia: «Bisogna dare sicurezza con un nuovo know how per il Made in Italy, cominciando dal garantire il pagamento ai fornitori. Naturalmente dovranno esserci garanzie anche per i crediti nei confronti dei nostri clienti. In una ripresa che si preannuncia difficile sarà necessario dare la possibilità alle aziende di continuare a operare rimodulandosi: non chiediamo di togliere le tasse ma di rimandarle, permettendo un loro scaglionamento in modo da lasciare risorse a disposizione». Tra le soluzioni delineate da Galli ci sono il ricorso ai crediti d’imposta e un taglio del costo del lavoro, soprattutto previdenziale: «A parità della stessa cifra per l’imprenditore, e più soldi in busta paga per il dipendente, liberare queste risorse porterebbe gli stessi introiti fiscali perché stimolerebbe più consumi, che tornerebbero in tasse».

Una burocrazia intollerabile

La riorganizzazione non passa solo da nuovi modi e tempi di lavorare: «È intollerabile la quantità di burocrazia richiesta nel nostro Paese. Non è sempre necessario mettere firme, è balzato all’occhio come la realizzazione di tanti progetti possa essere semplice. Un esempio è la ricostruzione del ponte Morandi: le potenzialità ci sono». Saranno necessarie anche nuove competenze: «Fa male sapere che, dopo le discoteche, l’ultima attività a riaprire sarà la scuola. Sembra che garantire una formazione tecnica, e quindi un futuro ai nostri ragazzi, non sia un problema al centro dell’agenda».

Innovazione digitale per valorizzare il territorio

Tra i paradigmi da cambiare per le Pmi rientrano gli investimenti in infrastrutture, soprattutto digitali. L’innovazione in tal senso permetterebbe di trasformare Varese, con la sua capacità di fornire servizi per l’area milanese, in un polmone per la produzione. Se l’ultimo rapporto del Forum Ambrosetti ha evidenziato il persistere delle criticità pre-Covid, il calo del Pil locale e la perdita di alcuni settori manifatturieri, si contrappongono la presenza di alcuni poli d’eccellenza e della vocazione all’export. Come ha ricordato Galli, «il nostro manifesto, pensato soprattutto per le altre associazioni di categoria e le amministrazioni locali, è aperto e rivolto a tutte le componenti del territorio: potrà essere integrato con i loro contributi. Vogliamo continuare a fornire stimoli: lo scopo non è criticare ma sottolineare i punti che non condividiamo con ciò che pensiamo si possa realizzare».

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