Caso camici, quel messaggio sospetto del cognato di Fontana alla Onlus varesina

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Nella foto al centro Emanuela Crivellaro durante un recente evento pubblico

VARESE –  «Ciao, abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a nove euro, e poi ogni mille venduti ne posso donare 100». Questo il testo del messaggio inviato alle 8.50 del 20 maggio scorso da Andrea Dini, amministratore della Dama spa, cognato del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, con lui indagato in seno all’inchiesta su una fornitura di 70 mila camici alla Regione (con compenso da mezzo milione di euro circa) trasformata poi in corso d’opera da vendita in donazione.

Messaggio acquisito agli atti

Un messaggio inviato da Dini a Emanuela Crivellaro, presidentessa della onlus Il Ponte del Sorriso, realtà molto nota a Varese e non solo, che collabora con diversi ospedali della provincia. Il messaggio si riferisce, stando a quanto ricostruito dai pubblici ministeri, ai 25mila camici (sequestrati alla Dama dalla Gdf) rientranti nella partita per Regione Lombardia mai consegnati dalla Dama dopo il passaggio (per altro mai registrato) da acquisizione a donazione. Per i pm di Milano quel messaggio sostiene l’ipotesi di  “un preordinato inadempimento” contrattuale “per effetto di un accordo retrostante” tra la Regione Lombardia e l’imprenditore varesino. Secondo l’accusa, Dini, dunque, avrebbe cercato di vendere i camici non consegnati a Aria spa per rientrare dei costi sostenuti per la forzata donazione.

Non era un invito a vendere

Crivellaro, sentita dai pm, in relazione al messaggio ha aggiunto che in aprile Dini le aveva detto “di dover vendere alla Regione” in forza di “un contratto in via esclusiva”. La stessa Crivellaro ai magistrati avrebbe spiegato come Dini già a fine marzo stesse cercando il tessuto adeguato per produrre i camici. Fonti della onlus Il Ponte del Sorriso hanno invece precisato all’Ansa che quel messaggio altro non era che «Una comunicazione generica» e «Non un invito a comprarli da parte di Dini». Crivellaro, in una nota, ha inoltre precisato come la «Famiglia Dini sia una famiglia generosa e molto riservata con le donazioni».

La nota della presidente Crivellaro

La famiglia di Andrea Dini è una famiglia generosa e molto riservata nelle donazioni che vengono elargite in un vero spirito di solidarietà. Il Ponte del Sorriso, che rappresento, ha da sempre beneficiato del sostegno sia di Dama spa che dei coniugi Dini, che molto hanno fatto anche per il nostro ospedale materno infantile varesino, non solo economicamente ma anche partecipando alla vita attiva della nostra fondazione. Questo importante aspetto della generosità per mia richiesta, è stato messo a verbale dalla Procura di Milano. Con la famiglia Dini, il Ponte del Sorriso ha una storica relazione. La loro generosità non è venuta a mancare nemmeno durante il periodo Covid, quando, come altre associazioni, anche noi abbiamo cercato di aiutare i nostri ospedali nel reperimento di DPI. Per questo motivo ho avuto quindi dei contatti durante il periodo più buio della pandemia. Dama ci aveva donato dei camici, che noi abbiamo consegnato ai nostri ospedali. Di questo la Procura di Milano, nei primissimi giorni delle indagini, ne era venuta a conoscenza, anche perché argomento largamente diffuso sui giornali locali e sui nostri canali di comunicazione.

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