Capolavoro belga, il mondiale è di Evenepoel. 5° Trentin, 8° Bettiol

ciclismo mondiale evenepoel

I 267 chilometri australiani incoronano Remco Evenepoel (Belgio) campione del Mondo 2022: dopo la Liegi-Bastogne-Liegi, dopo la Vuelta a España, il prodigio belga si veste d’iride nell’annata della consacrazione!

Beffardo finale per le altre due posizioni del podio: un quartetto che poteva regalare ai colori azzurri una medaglia con Lorenzo Rota si studia troppo e viene ripreso dal rientro del gruppo, con la volata d’argento vinta da Christophe Laporte (Francia) su Michael Matthews (Australia). Quarto l’altro asso belga Wout Van Aert. l’Italia si consola con Matteo Trentin quinto e Alberto Bettiol ottavo, e pur sempre Rota 13esimo

LA CRONACA

Nel segmento iniziale in discesa da Helensburg si forma la fuga: Pier-André Coté (Canada), James Fouché (Nuova Zelanda), Michael Kukrle (Repubblica Ceca), Emils Liepins (Lettonia), Scott McGill (Stati Uniti), Lukasz Owsian (Polonia), Simon Pellaud (Svizzera), Jaka Primozic (Slovenia), Juraj Sagan (Slovacchia), Guy Sagiv (Israele) e Nicolas Sessler (Brasile), alle spalle dei quali provano a mettersi in mostra atleti come il serbo Ognjen Ilic, il maltese (d’origini australiane peraltro) Daniel Bonello, il mongolo Bilguunjargal Erdenebat, l’uzbeko (nonché il più anziano in gara) Muradjan Khalmuratov, il monegasco Antoine Berlin e pure il rappresentante del Vaticano, ossia l’olandese Rien Schuurhuis.

Intorno al trentesimo chilometro, alle pendici del Mount Keira, la clamorosa notizia: Mathieu Van der Poel, reduce da una nottata d’inferno che lo vedrà comparire davanti a un giudice dopodomani, non regge e si ritira. Intanto su quella che, presa singolarmente, è già la salita più impegnativa della corsa coi suoi 14 km al 5%, e sulla successiva picchiata, la Francia del bicampione del Mondo Alaphilippe decide di sfruttare la superiorità numerica (unica squadra a partecipare con nove uomini) e sfiamma. Conseguenza: selezione e ulteriori abbandoni, riassorbimento degli inseguitori, gruppone spezzettato che costringe tutti i big a faticare e spendere energie preziose.

Al km 63 si entra in una nuova fase di gara, con l’ingresso nel circuito di Wollongong: 12 giri da 17 km con ultimo scollinamento ai -7 dal traguardo. All’attacco del primo doppio muro Mount Ousley-Mount Pleasant, iniziativa azzurra: Samuele Battistella (Italia) porta con sé Pavel Sivakov (Francia), Pieter Serry (Belgio) e Lucas Plapp e Ben O’Connor per l’Australia. Un quintetto che nell’arco di tre tornate raggiunge la fuga e, da undici elementi che erano, la rende di sedici. Gruppo principale a 7 minuti, nella terra di mezzo restano Nico Denz (Germania) e Andreas Leknessund (Norvegia) decisivi in precedenza nel ricompattare i tronconi.

In un paio di giri il plotone dei big riprende Denz e Leknessund e riduce gradualmente lo svantaggio: fondamentale in tal senso il lavoro della Spagna col prezioso aiuto oranje di Taco Van der Hoorn. L’interruttore definitivo è l’ottavo passaggio sui due muri. Revival francese che dà vita a un nutrito drappello di inseguitori: Rasmur Tiller (Norvegia), Mattias Skjelmose (Danimarca), Jam Tratnik (Slovenia), Nickolas Zukowsky (Canada), Neilson Powless (Stati Uniti), Nairo Quintana (Colombia), Mauro Schmid (Svizzera), Kevin Geniets (Lussemburgo), Jai Hindley (Australia), Alexey Lutsenko (Kazakistan), Pascal Eenkhorn (Olanda), Ben Tulett e Jake Stewart (Gran Bretagna), Nicola Conci e Lorenzo Rota (Italia), Stan Dewulf, Quinten Hermans e Remco Evenepoel (Belgio), Romain Bardet, Florian Senechal e Quentin Pacher (Francia). In pratica, tutti i big tranne uno hanno bucato quest’azione…

L’ultimo irriducibile tra i fuggiaschi è Battistella, che dà seguito alle ambizioni e alla gamba mostrate alla Vuelta, ma nella tornata successiva deve arrendersi anche lui al rientro di questo manipolo. Infine, sul decimo nonché terzultimo passaggio sul traguardo, quando mancano quindi 34 chilometri all’arrivo, l’ineluttabile si materializza: Remco Evenepoel saluta tutti e se ne va. Pardon, quasi tutti: Lutsenko riesce a chiudere. Ma appena si accenna il penultimo Ousley, parte la vera solita spettacolare solitaria del classe 2000 belga!

In quel momento mancano 26 chilometri. Per Evenepoel è un giro in mezzo di passerella, l’ennesima, per quella che è la sua quindicesima vittoria personale in stagione. Per gli altri che seguono, si apre un film nel film per le piazze d’onore. Gli unici a non perdere ritmo sono Rota, Eenkhorn, Skjelmose e Schmid, che mettono nel mirino Lutsenko. Nell’ultimo giro Eenkhorn si rialza e ai -5 c’è il ricongiungimento: sarà volatina tra Rota, Skjelmose, Schmid e Lutsenko per il secondo e terzo posto.

E invece no! I quattro passano la flamme rouge studiandosi e guardandosi troppo, e a fari spenti rinviene fortissimo il gruppo, che sembrava fuori dai giochi e invece nella tornata conclusiva ha ripreso tutti gli ex fuggitivi. Volata, Laporte che mette a frutto una giornata a tutta birra per i transalpini (Alaphilippe era più che altro uno specchio per le allodole, oggi ha fatto da guida per i compagni) e mette la ruota davanti a quella del beniamino di casa Matthews.

Dieci anni dopo il guizzo di Philippe Gilbert nel Limburgo, il Belgio torna sul tetto del mondo ciclistico. L’ultimo trionfo italiano rimane quello di Alessandro Ballan a Varese nel 2008. Per Matthews è il secondo bronzo mondiale dopo quello del 2017 in Norvegia dietro Kristoff e Sagan (oggi in top ten in mezzo a Trentin e Bettiol), per Laporte il primo podio.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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