I have a dream: il sogno del sindaco di Busto

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C’è un film di qualche tempo fa, Segnali dal futuro, che parla di una “capsula del tempo”, all’apertura della quale, cinquant’anni dopo essere stata sotterrata in una scuola elementare americana, comincia la fine del mondo. Un film, naturalmente, con le sue inquietanti profezie, ma pur sempre un film. Niente a che vedere con la “capsula del  tempo ” interrata domenica 11 ottobre nel rione bustocco di Borsano, alla presenza del sindaco Emanuele Antonelli e di un paio di assessori. Nel bussolotto d’acciaio sono stati inseriti i desiderata, le aspettative, le speranze e i sogni dei cittadini che hanno avuto la fortuna di partecipare all’evento. Che non ci pare né memorabile nella sostanza, né foriero di sciagure quando, tra vent’anni, verrà riportato alla luce il tubo, e i posteri leggeranno i tanti messaggi che contiene. Tra i quali – e qui non c’è niente da ironizzare – i nomi delle vittime della pandemia.

Una “fine del mondo” ancora in atto che, in qualche modo, dovrebbe evitarci la catastrofe definitiva nel 2040. E se, nella fattispecie, non c’è da scherzare, a conti fatti, l’omaggio a coloro che sono rimasti colpiti dal Covid attenua l’inutilità di un’iniziativa un po’ da strapaese, da oratorio parrocchiale, avallata però dall’amministrazione comunale in pompa magna. Al punto che il signor sindaco ha tenuto un discorso per enunciare i suoi sogni. Tema: che cosa vorresti per la tua città in futuro? Svolgimento: una Busto meno lurida e finalmente illuminata, sicura, senza auto inquinanti e con i rifiuti che evaporino da soli in modo che si possa chiudere Accam; di più; sogno una città dove si possano lasciare aperte porte e finestre, che la Pro Patria vinca lo scudetto, che sia costruita la famosa (famosa?) monorotaia tra Varese e Milano e, ultimo ma non ultimo, che i giornali siano giornali e non più giornaletti (ti pareva).

Un elenco preciso, a cui manca soltanto la fine della fame nel mondo e la possibilità di spianare il Turchino per togliere la nebbia dalla pianura Padana. Un’idea, quest’ultima, che era già stata enunciata da un simpatico signore in una vecchia trasmissione di Enzo Tortora, ma che fa pur sempre il suo porco effetto.

I have a dream, quasi come Martin Luter King davanti al Lincoln Memorial, soltanto che Emanuele Antonelli non è Luter King e Borsano non è Washington. Che il discorso del sindaco, oltre a scalchignare suoi congiuntivi (chiusi anch’essi nella capsula), ripropone l’immagine di una città pessima, appunto, lurida, buia e insicura. Che detta così, da colui che guida l’esecutivo municipale, equivale a una dichiarazione di impotenza rispetto ai tanti, troppi problemi aperti. Ma sì, ritroviamoci tra vent’anni, nel paese delle meraviglie e delle utopie, quando, per dirla con il “sogno” di Lucio Dalla, “anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età. E senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età”.

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