Recupero aree dismesse a Casorate. La minoranza: «Troppa libertà ai privati»

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CASORATE SEMPIONE – «Siamo d’accordo con il fatto che servano incentivi per la riqualificazione urbana, ma secondo noi è anche necessaria più pianificazione da parte dell’amministrazione nella gestione degli interventi». Parla Isacco Boffi, consigliere della minoranza di Casorate Aperta. In paese, il tema del recupero delle aree dismesse prende piede. E ieri 6 maggio, in consiglio comunale, l’assessore Andrea Tomasini (Urbanistica) ha presentato l’integrazione di due articoli alla legge regionale sulla rigenerazione urbana che stabiliscono – per esempio – agevolazioni in termini di costi di costruzione e oneri di urbanizzazione. Nello specifico, «sono stati individuati tre ambiti ex industriali, ora dismessi, e uno di rigenerazione diffusa che comprende il centro storico», ha spiegato l’assessore. Oltre a «cinque immobili di privati che presentano delle criticità strutturali ed edilizie». L’opposizione si è convinta solo a metà: «Questi interventi dovrebbero essere incasellati all’interno di un disegno più ampio e strutturato». Proponendo, quindi, di «togliere momentaneamente alcune aree dagli incentivi e riinserirli quando esisterà un piano».

Una possibilità in più per la rigenerazione

L’obiettivo della legge regionale, con le nuove integrazioni, è «offrire una maggiore possibilità a queste aree dismesse di essere recuperate», ha specificato Tomasini. Una sorta di «semplificazione della normativa», che nel caso di Casorate riguarda tre aree, un tempo produttive, in via Maccallè, in via Cesare Battisti e in via Milano. Sono state individuate dall’amministrazione del sindaco Dimitri Cassani «in relazione al Pgt vigente», perché ritenute «situazioni puntuali di sottoutilizzo del patrimonio edilizio che determinano condizioni di degrado». A queste si aggiunge un secondo ambito di «rigenerazione diffusa», che comprende tutto il centro storico, per il quale «ci sarebbero incentivazioni in termini di indici urbanistici».
Spazio anche a immobili privati. «Sono pervenute segnalazioni da parte di cittadini e di proprietari di immobili, che sono stati inseriti nelle attività di recupero». Le agevolazioni, in questo caso sono di tipo «volumetrico e procedurale», a patto che «la loro riqualificazione sia prevista entro i tre anni».

Prima un piano, poi gli interventi

Dal fronte della minoranza le cose sono state messe subito in chiaro: «Siamo d’accordo con il recupero e con l’incentivazione, ma questa visione generale è un po’ in contrasto con la nostra idea di rigenerazione urbana», ha spiegato Boffi. In base alla norma regionale, «si prevede di costruire in deroga alcune delle prescrizioni attuali del piano. E questo, se esteso a tutte le aree del centro storico e ad alcune più precise, può portare a perdere delle occasioni». Secondo il consigliere, «questi interventi dovrebbero essere incasellati all’interno di un disegno più ampio e strutturato, da discutere anche con l’amministrazione in aula». Insomma, una pianificazione che preceda la realizzazione di un intervento. Da qui la proposta di «togliere momentaneamente alcune aree dagli incentivi e riinserirli quando esisterà un piano più moderno, dando poi libertà ai privati di prendere parte a una strategia precisa della Casorate del futuro». Si tratta di un’idea «che non vuole seguire una logica in cui il pubblico governa, ma non va bene nemmeno che si ragioni in termini in cui il privato propone e il pubblico si adatta, perché stride con la politica urbanistica».

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