Legnano, in corso i rimborsi per i creditori Pensotti. «Ma mancano ancora dei soldi»

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LEGNANO – Stanno arrivando in questi giorni dal curatore fallimentare agli ex lavoratori della Pensotti Fabbrica Caldaie di Legnano i soldi del riparto parziale dell’attivo realizzato dal fallimento dell’azienda. Il tutto approvato dal giudice delegato del Tribunale di Varese. Gli ex lavoratori Pensotti sono, con l’Inps, i creditori privilegiati ai quali spettano i primi ricavi delle somme recuperate nel fallimento grazie al lavoro del curatore fallimentare.

«Speriamo di recuperare tutti i nostri crediti – si augura Franco Lizzi, ex dipendente Pensotti e già della Rsu Pensotti Fcl – perché con questo riparto per il momento il recupero si aggira intorno al 65% del dovuto. La speranza è che le trattative in corso per la vendita degli immobili, gli ex uffici in via XX Settembre 30 a Legnano, vadano a buon fine. Confidiamo nell’ottimo lavoro che sta svolgendo il curatore fallimentare Marco Bianchi di Varese». I crediti che spettano ancora agli ex dipendenti sono lo stipendio di gennaio 2018, le ferie, la tredicesima e l’indennità per il mancato preavviso, mentre il Tfr è già stato liquidato dall’Inps.

Lizzi: «Indagare sugli ultimi bilanci»

«Speriamo inoltre – prosegue Lizzi – che si possa far recuperare parte del credito ai fornitori, che hanno lavorato e che si sono trovati coinvolti nel fallimento. A due anni dal fallimento della Pensotti, decretato il 10 aprile 2019, voglio ricordare che ci sono ancora alcuni ex dipendenti fra ingegneri, impiegati e operai che non hanno trovato un ricollocamento e sono in mezzo alla strada. Ai bei tempi i dipendenti della Pensotti superavano le 150 unità».

La causa del crac della Pensotti Fcl Spa è stato un buco nel bilancio di ben 55,8 milioni di euro «creato in pochi anni. La Pensotti, che aveva del lavoro e ha sempre lavorato, è finita a far parte di un gruppo disastroso, cioè il Gruppo Sices, di cui tutte le aziende in Italia sono fallite. Le banche hanno chiuso i “rubinetti” alla Pensotti, che così non ha più potuto prendere ordinativi: se fosse uscita dal gruppo, ma qualcuno dall’alto non lo ha voluto fare, sarebbe ancora attiva. Per sanare i crediti che vantano í fornitori della Pensotti – conclude Franco Lizzi – si potrebbe pescare dai conti correnti personali dei tre ex soci di Sices, eredi di chi nel 1958 creò la società che negli anni floridi con i suoi cantieri dava da mangiare a più di 400 famiglie. Spero proprio che si vada a indagare sui bilanci degli ultimi anni, per la dignità dei lavoratori e dei fornitori. Il mio auspicio è che il curatore fallimentare, il giudice delegato e la Procura attraverso la Guardia di Finanza vadano fino in fondo ad accertare le responsabilità di questo fallimento evitabilissimo e passato sotto silenzio dai politici locali».

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