Castano, maresciallo in congedo dei carabinieri e ora attore in un film

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CASTANO PRIMO – Cinque storie e cinque percorsi che si intrecciano senza mai incrociarsi, là dove scorre il fiume Ticino, da Sesto Calende fino a Pavia, un po’ sulla parte lombarda, un po’ su quella piemontese. Cinque personaggi, presi dalla vita reale, che si muovono da una parte all’altra, facendo ciò che fanno quotidianamente: c’è un cercatore d’oro, quindi un ragazzino, un naturista, un cacciatore e poi c’è lui, che è un carabiniere. Beh… lui è certamente un volto conosciuto a Castano Primo e nel territorio, prima comandante della locale caserma dell’Arma (era la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000), poi assessore (dal 2009 al 2013) nella squadra di governo dell’allora sindaco Franco Rudoni, e oggi anche “attore per un giorno”, o meglio per qualche settimana, in un film documentario.

“Tutto l’Oro che c’è”: un film documentario

Si chiama “Tutto l’Oro che c’è”, per la regia di Andrea Caccia (produttori Dugong films, Rough cat e Picofilms; in queste ore all’International Film Festival Rotterdam), e tra i protagonisti c’è, appunto, il maresciallo castanese in congedo Francesco Falzone. «E’ stata una bellissima esperienza – racconta – Le riprese a cui ho preso parte sono durate all’incirca un mese, durante le quali ho avuto modo di scoprire e rapportarmi con un mondo totalmente nuovo. Ho avuto a fianco, inoltre, un gruppo davvero eccezionale, dal regista Andrea Caccia a tutta la squadra; si è creato un ottimo rapporto professionale e di collaborazione, sotto ogni punto di vista». Quattordici anni dopo il suo congedo ufficiale dall’Arma dei Carabinieri, insomma, Falzone è tornato ad indossare di nuovo la divisa.

Comandante della locale caserma per diversi anni

«Mi è bastato tirarla fuori dall’armadio, dove la custodisco, e metterla che è come se fossi tornati indietro a quel dicembre del 2002, l’ultima volta che l’ho vestita prima di lasciare ed intraprendere una strada lavorativa differente – continua – Ma, in fondo, è come se non l’avessi mai levata. La testa ed i ricordi, inevitabilmente, sono andati agli anni da carabiniere e proprio il fatto di esserlo stato per tanto tempo, dopotutto, è stato fondamentale per il ruolo che stavo andando ad interpretare. Non c’è stato bisogno, infatti, di particolari indicazioni, perché dovevo fare quello che sono sempre stato nella mia vita normale, nella realtà». Il passato che ritorna, insomma, verrebbe quasi da dire, anche se stavolta davanti alla cinepresa. «Il mio ruolo è stato proprio quello di un maresciallo dell’Arma – conclude – Mi sono mosso in vari luoghi, immersi nella natura all’interno del Parco del Ticino (da Somma Lombardo, passando per Vergiate, fino ad arrivare a Santa Maria in Binda a Nosate oppure alla zona attorno al Panperduto, solo per citarne alcuni), per investigare ed indagare su un episodio appena accaduto ed avvolto nel mistero. Alla fine, devo ammettere che l’imbarazzo non c’è stato, nonostante sapessi di essere filmato, più che altro era emozione (quella sì), per l’esperienza che stavo provando e che mi ha riportato alla menta tante immagini del mio passato professionale”.

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