A Castellanza i richiedenti asilo diventano volontari del Comune iscritti all’albo

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CASTELLANZA – E’ ormai ufficiale, Alex dalla Nigeria, Yankhouba dal Senegal, Joseph dal Ghana e Alì dal Pakistan hanno dato la loro disponibilità a svolgere attività di volontariato a favore della collettività. I quattro richiedenti asilo hanno infatti presentato domanda di iscrizione all’Albo dei Volontari Civici, mettendosi a disposizione dell’Ufficio tecnico, per piccole manutenzioni e cura del verde pubblico.

«In un periodo in cui nel dibattito pubblico il migrante è visto solo come un problema – ha spiegato l’assessore Cristina Borroni – questa disponibilità permette di introdurre spunti di riflessione e di innescare un processo di cambiamento nella percezione comune dei richiedenti asilo e dei rifugiati».

La collaborazione attivata con la parrocchia e con la cooperativa sociale Intrecci, che segue da vicino i ragazzi accolti, dimostra che è possibile per le persone straniere, se inserite in contesti capacitanti, contribuire al bene e al benessere della comunità che li accoglie. Ma soprattutto che il volontariato è il luogo in cui matura e si costruisce un “prendere parte” che realizza un “essere parte”.

Infatti, è solo in seguito alla sperimentazione di un senso di appartenenza che può nascereil desiderio di contribuire, mettendoci del proprio, a favore di qualcosa – un gruppo, un quartiere, una comunità – di cui ci si sente o si desidera far parte.

«L’avvio di questa esperienza di volontariato rappresenta sicuramente un’occasione importante per la nostra comunità cittadina – ha dichiarato il sindaco Mirella Cerini – perché favorisce scambi interculturali, spazi di conoscenza e di reciprocoriconoscimento dentro relazioni paritarie e di mutua crescita. In questa società sempre più frammentata, e per questo disorientata e impaurita, pensiamo sia fondamentale accogliere la sfida offerta dalla disponibilità di questi quattro ragazzi tentando di costruire una convivenza più matura, integrata e dunque più forte».

Questo significa provare a scommettere su ciò che ci unisce piuttosto su ciò che divide: uno stesso desiderio di essere riconosciuto, di appartenere e di partecipare.

«Riteniamo – ha concluso Borroni – che tali azioni vadano valorizzate e riconosciute poiché sono esempi reali di cittadinanza attiva e partecipazione alla vita collettiva, senza distinzione fra italiani e stranieri. Questo modello di integrazione, unito alle libere disponibilità ad attività di volontariato, ci allontanano dai luoghi comuni portandoci a riflettere sulla cura che tutti dovremmo avere della nostra città».

 

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