Morti in ospedale: testimonianze tra dubbi, sex toys e farmaci letali

SARONNO – “Al telefono Leo (Leonardo Cazzaniga) mi disse che la madre di Laura Taroni era morta. Mi era sembrato tutto molto strano, mi dipinsero un quadro clinico nebuloso. Non riuscivo a credere a ciò che mi era stato detto. Pochi giorni prima avevo visto la mamma di Laura e stava bene. Per un istante ho sviluppato questo pensiero e cioè che l’avessero fatta sporca. Non credevo a ciò che mi era stato raccontato. Avevo avuto l’istinto di andare in caserma e denunciare un omicidio avvenuto a 150 chilometri di distanza da dove mi trovavo io, ma mi avrebbero preso per pazzo. Mi sono confidato con un collega che mi ha detto di tenerli alla larga”. E’ uno dei passaggi più importanti della testimonianza di Andrea Carlo Pizzi ex medico della rianimazione di Saronno.

I primi sospetti

Il professionista ha ricordato in aula a Busto Arsizio quanto accadde il 4 gennaio del 2014, la sera del decesso di Maria Rita Clerici, la mamma di Laura Taroni. Il processo ovviamente è quello che vede coinvolto in prima persona l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga, accusato della morte di 14 persone (11 in corsia, 3 in ambito familiare). La sua ex amante, l’infermiera Laura Taroni, è stata già condannata con rito abbreviato, per la morte del marito, Massimo Guerra e della madre, Maria Rita Clerici, a 30 anni di reclusione.
Il 4 gennaio del 2014 Pizzi si trovava all’Aprica e ricevette le telefonate della Taroni e del Cazzaniga che gli annunciarono la gravità delle condizioni della Clerici, prima, e la sua morte più tardi. Una notizia che lo lasciò basito, tanto da innescare dei sospetti pesanti verso i due.

“Quando fai fuori mio marito?”

“Con Laura – racconta il medico – avevamo un rapporto di amicizia. Mi raccontò dei suoi rapporti extraconiugali con un certo medico, Fabio, e con un altro operatore sanitario, Riccardo. Col primo mi disse che andò avanti anche dopo il matrimonio”. Relazioni che peraltro ispirarono la donna nei nomi da dare ai figli.
“Mi aveva raccontato che con il marito la relazione era diventata sempre più fredda. Con amarezza mi disse che un giorno si era presentato con dei “sex toys”, e che lei non era molto d’accordo. Mi disse: quando me lo fai fuori? Gli dissi di piantarla di dire cazzate”. Apparentemente una battuta che però non fece altro che alimentare poi i dubbi. Dopo la morte del marito e quella misteriosa della madre, il dubbio nella mente del dottore si era fatto angosciante, tanto da ipotizzare fatti inquietanti. “Descrissi il quadro clinico che mi avevano riferito per telefono e il collega mi disse di stare alla larga da quei due”.
Ha riferito in aula anche una vecchia amica della Taroni, Silvia Caldera, 44 anni, infermiera del Valduce: “Mi raccontò che era stanca del marito e che era sua intenzione – ha concluso – mettere dei medicinali nella pastina. Io la presi come una battuta”.

Cazzaniga Taroni ospedale – MALPENSA24