Cecchin, «i cittadini ci chiedono: se ora riapriamo, non dobbiamo più chiudere»

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SAN GIORGIO SU LEGNANO – Tanti casi non contemplati nelle comunicazioni ufficiali. Una buona dose di sofferenza sul piano morale. E un auspicio condiviso da tutti: se si riaprono le attività, che non si debba mai più chiuderle. Sono le richieste e gli umori dei cittadini che il sindaco di San Giorgio su Legnano, Walter Cecchin, ha percepito ricevendo personalmente, per due settimane, le loro telefonate al numero di cellulare 340 6949106 messo a disposizione dal Comune per domande sulla gestione della pandemia e sulla campagna vaccinale.

«Ci aspettavamo – così Cecchin tira le somme dell’insolita esperienza – di ricevere soprattutto segnalazioni per problemi riscontrati nel prenotare il vaccino. Invece quel paio di telefonate che ho ricevuto ogni giorno erano quasi tutte di persone o famiglie con casi particolari non contemplati nella casistica, a cui abbiamo dato il nostro aiuto contattando l’Ats, l’Asst o altri Comuni. Con la Conferenza dei Sindaci stiamo lavorando bene e siamo riusciti a fare una grossa sinergia con tutti i sindaci dei comuni della zona. Lavoriamo bene insieme, andiamo avanti così. E il fatto che il 90% delle richieste di informazioni siano mirate su casi particolari è una buona cosa, perché dimostra che i cittadini hanno capito lo scopo del numero, che non è da usare in caso di estrema emergenza».

Il sindaco di San Giorgio al telefono del Coc

Il primo cittadino di San Giorgio fa alcuni esempi. «Hanno telefonato due anziani che sono stato vaccinati a domicilio il 1° aprile e che ancora non avevano ancora saputo nulla sulla seconda dose. Le loro famiglie erano preoccupate che passassero invano i 21 giorni fissati per il richiamo: invece ho sentito l’Ats e mi ha riferito che l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, ha prolungato il periodo utile fino a 42 giorni, sia per il vaccino Moderna che per il Pfizer. Altri casi riguardavano persone con patologie, che non sono state inserite in lista dal medico curante o dall’istituto dove sono in cura. Ma c’è anche chi pensa di rientrare fra le categorie fragili e invece non lo è».

Insomma, il “centralino” collegato con il Centro operativo comunale per l’emergenza si è rivelato utile per chiarire le idee a molti. Un problema che pare invece superato riguarda l’accompagnamento, ad esempio di anziani senza patente, nei centri vaccinali. «Riusciamo a gestirli tramite le associazioni di volontari del territorio, come la Croce Azzurra e Insieme è Meglio, i cui autisti sono già stati tutti vaccinati».

«Pesano le difficoltà della campagna vaccinale»

Seppure a fatica, si comincia a intravedere la fine del tunnel. «La macchina – osserva Cecchin – ha fatto fatica a partire e magari aprire ancora qualche hub avrebbe reso più circoscritta l’area di spostamento. Penso soprattutto agli anziani, più vicini sono al centro vaccinale e meglio è, piuttosto che spostarli specie se poco o per nulla autonomi. Ma la fase più difficile della campagna vaccinale riguardava le persone fragili e anziane, a mano a mano che si scende con l’età i problemi sono assai minori e la strada è in discesa».

Alla domanda su quali umori ha percepito fra i suoi concittadini, il sindaco sangiorgese risponde così: «Abbastanza contrastanti, anche se con la partenza della campagna vaccinale le persone si sono sentite un po’ più rassicurate: hanno visto uno spiraglio per tornare alla normalità. Poi è chiaro che il fatto che la campagna sia partita con tante difficoltà ha frenato un po’ l’entusiasmo. Del resto, non è facile procedere con questo tipo di campagna, che dev’essere ben strutturata. Sono dell’idea che andare comune per comune con i vaccini che abbiamo poteva diventare un problema, mentre la scelta di un hub con una buona organizzazione, che è una scelta tecnica e non politica, può essere quella giusta».

«C’è sofferenza, ma guai a far precipitare gli eventi»

«I cittadini sono un po’ sofferenti, è innegabile. Ma ad oggi sono state vaccinate ancora relativamente poche persone e personalmente mi dà un po’ di preoccupazione riaprire tutto quando non abbiamo almeno una copertura del 50% della popolazione, perché poi sarà normale avere un aumento dei contagi. Il parere di tutti è: se apriamo, non dobbiamo più chiudere. Questo è quello che sento. Fare ancora qualche sacrificio sì, ma dev’essere l’ultimo, non possiamo permetterci a settembre o tra un mese di tornare indietro un’altra volta. Ci voleva un po’ più di attenzione nel riaprire tutto insieme, scuole, attività sportive, bar e ristoranti. Bisogna essere coscienziosi. Poi con le varianti se uno la prende contagia tutta la famiglia, rispetto alla prima fase il virus è molto più contagioso. Questo – conclude Walter Cecchin – deve far riflettere sul fatto che le precauzioni devono assolutamente continuare».

Emergenza Covid, il sindaco di San Giorgio su Legnano al telefono con i cittadini

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