È morto Celestino Zonca, fondatore e storico direttore del Coro Alpino Sestese

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SESTO CALENDE – «Un innovatore, e un punto di riferimento fondamentale». È con queste parole che Luca Boni, direttore del Coro Alpino Sestese, ha ricordato Celestino Zonca, scomparso martedì 6 agosto. Fondatore della formazione di Sesto Calende dedicata alla tradizione del canto di montagna, la guidò ininterrottamente per quarantasei anni.

L’innovazione delle voci femminili

«Fu “il Tino”, come era conosciuto a Sesto Calende, a fondare nel 1957 il Coro Alpino Sestese, che si rifaceva al coro della SAT (Società degli Alpinisti Tridentini) di Trento. E fu sempre per sua volontà che negli anni Ottanta vi furono inserite le donne. Una scelta atipica ma obbligata, perché si era trovato senza tenori primi», ha spiegato Boni.
«È stato un innovatore: innanzitutto facendo cantare delle voci femminili in una tessitura maschile, scelta che all’inizio non è stata ben vista ma ha indicato la via a molti gruppi nella stessa situazione.
E poi lo è stato nel programma artistico, compiendo un cambio di rotta, un’evoluzione. Non poteva rimanere solo sulle tonalità dei canti tradizionali alpini: ha aggiunto canzoni più popolari, che chiamava “ricreative”. Ne è derivato un coro misto anomalo, ma è stato un barlume di luce per tanti altri».

«La mia creatura»

La formazione corale nacque dove ora a Sesto Calende si trova la Gelateria del Lago: lì Celestino, che selezionò i primi componenti, viveva con la sua famiglia. Come ha ricordato Boni, «mi ha affidato quella che chiamava “la mia creatura”. Non avendo figli, e non essendo sposato, era veramente così: quando andavamo a trovarlo alla casa di riposo si emozionava spesso per il fatto che la continuità di una serie di coristi, tra cui io, dava l’opportunità di far andare avanti la sua storia. È rimasto sempre e comunque una figura di riferimento: venti giorni fa gli abbiamo fatto sentire una canzone che volevamo eseguire a Natale. Ha dato il suo parere, ha detto «è simpatica»; anche con una parola sola era in grado darmi l’aggancio alla giusta strategia per potermi muovere».

Un nuovo modo di cantare

«Negli anni Novanta partecipammo a un concorso a Ivrea dove incontrammo il maestro Bepi De Marzi, uno dei maggiori armonizzatori e autori di canzoni del nostro repertorio tradizional popolare. Sentendo la nostra esibizione prese da parte Tino e gli disse: “Tu hai inventato un nuovo modo di cantare”, un bellissimo riconoscimento da parte di un grande del canto corale. “Tino Celo”, come lo chiamavamo noi coristi, ci ha trasmesso, oltre alla bellezza del canto e all’amore per la musica, valori fondamentali come la solidarietà, l’umiltà e l’amicizia. Sono questi i tre elementi cardine che ha lasciato al nostro coro».

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