Cemento, l’allarme di Coldiretti Varese: «Il consumo di suolo è insostenibile»

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VARESEMilioni di chili di prodotti agricoli persi nelle campagne prealpine in un quinquennio: come ha commentato oggi, giovedì 20 agosto, la Coldiretti di Varese citando i dati Istat, la colpa è della cementificazione incessante che provoca un insostenibile consumo di suolo sul territorio.

Solo Monza-Brianza e Milano hanno numeri peggiori

L’allarme lanciato dall’associazione di categoria riguarda un problema che affligge l’intera regione: si stima che tra il 2012 e 2019 in Lombardia il consumo di suolo si sia “mangiato” 43 milioni di chili di seminativi, 20 milioni di chili di foraggere, mentre per oliveti, frutteti e vigneti si sono persi meno di un milione di chili per ognuna di queste tipologie produttive. In particolare, il comprensorio della provincia prealpina vede circa il 20,9% del suo territorio coperto da cemento. Numeri peggiori, in regione, solo per Monza-Brianza (40,56% di suolo consumato) e Milano (31,5%).

L’Italia è costretta a importare un quarto degli alimenti

A livello nazionale – ha spiegato Coldiretti – la perdita complessiva di produzione agricola dovuta al consumo di suolo è stimata in 3,7 milioni di quintali, per un danno economico di quasi 7 miliardi di euro in soli 7 anni, tra il 2012 e il 2019. La perdita di 250 milioni di chili di seminativi, di 71 milioni di chili di foraggere, di 26,6 milioni di chili dai frutteti è particolarmente grave in una situazione nella quale, secondo le analisi fatte, il grado medio di auto approvvigionamento dei prodotti agricoli in Italia è sceso a circa il 75%, con il Paese costretto ad importare un quarto degli alimenti di cui ha bisogno in un momento di grandi tensioni nel commercio internazionale a causa dell’emergenza Coronavirus.

Bombe d’acqua e frane

Al danno economico si aggiunge il fatto che su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici – ha sottolineato Coldiretti Varese – con precipitazioni sempre più intense e frequenti, vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato è che, secondo le elaborazioni compiute su dati Ispra, sono saliti a 7252 i Comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni. Per proteggere l’ambiente, e i cittadini che vi vivono, il territorio deve quindi tutelare il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo delle attività a loro dedicate.

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