Donna di Cerro accusa il marito di abusi sessuali. Ma il tribunale lo assolve

CERRO MAGGIORE – Ha accusato il marito di averla maltrattata e sottoposta a molteplici violenze sessuali per anni. «In realtà ha costruito questo racconto contraddittorio – ha ribattuto in aula l’avvocato Alida Pozzi, difensore dell’imputato – per potersi riabilitare agli occhi della congregazione religiosa della quale faceva parte ed esservi riammessa». Oggi l’uomo, cerrese di 40 anni, è stato assolto da tutte le accuse dal collegio giudicante del Tribunale di Busto Arsizio presieduto da Rossella Ferrazzi. Lo stesso sostituto procuratore Vittorio Ciro Caramore ha chiesto l’assoluzione per l’imputato.

La congrega religiosa

La donna apparteneva alla congregazione dei Testimoni di Geova. Il marito no. E anche questo potrebbe «Aver contribuito – ha detto Pozzi – all’esito del matrimonio». La donna avrebbe rotto l’unione denunciando che il marito dal 2008, quindi poco dopo l’inizio della convivenza matrimoniale, al 2017, l’aveva maltrattata e più volte violentata. «Probabilmente si era invece invaghita di un altro uomo – ha detto in aula l’avvocato difensore – E voleva essere riaccettatta dalla congregazione; per far ciò ha “sporcato” l’immagine del marito». Una sorta di riabilitazione: è successo tutto contro la mia volontà, sembrerebbe essere la sintesi di quanto sostenuto dalla donna per ricostruirsi una sorta “verginità” in modo da poter essere reintegrata.

Nessun ruolo dei Testimoni di Geova

Di fatto in dibattimento la prova sul punto non è stata formata: il pubblico ministero aveva chiesto di poter sentire il capo della congregazione in aula, ma l’esame non c’è mai stato. Non c’è prova, quindi, se vi siano state pressioni, se vi sia stata una richiesta di reintegro condizionata, da parte dei Testimoni di Geova che restano sullo sfondo. Se la donna ha immaginato questo “sistema” perché le sembrava necessario per garantirsi il ritorno alla propria fede religiosa, lo ha fatto da sola.

Possibile denuncia per calunnia

A pesare sulla decisione dei giudici sono state, molto probabilmente, le dichiarazione rese in diverse sedi dalla presunta vittima. Una ricostruzione non coerente e piuttosto farraginosa dei fatti contestati al marito. Si è contraddetta più volte. «Ha raccontato di aver subito un tentativo di violenza sessuale a 16 anni (la madre ha dichiarato in aula di aver dimenticato l’episodio) – ha detto Pozzi – E ha descritto la violenza subita dal marito esattamente con le stesse parole con le quali ha descritto l’abuso subito da ragazzina. Come in fotocopia». La donna avrebbe problemi psicologici, sarebbe dedita al bere e «Avrebbe fatto uso di stupefacenti con il vicino di casa, come dichiarato in aula». Le accuse a carico del 40enne non sono state provate al di là del ragionevole dubbio e l’avvocato ha dato anche una possibile spiegazione sul perché la donna possa aver rivolto accuse fasulle. Il collegio ha assolto. «Valuteremo la possibilità di denunciare la controparte per calunnia – ha concluso Pozzi – Non dimentichiamo che in aula ha accusato il suocero di aver molestato uno dei due figli per giustificare i propri problemi piscologici. Anche quest’accusa non ha trovato riscontri».

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