Riceve dall’ospedale “conto” di 25 euro dopo 9 anni: «Pagherò, ma che rabbia»

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CERRO MAGGIORE – Il sollecito di pagamento (nella foto) reca la data di pochi giorni fa, il 27 maggio scorso. Mentre la prestazione di cui è richiesto il saldo risale al 19 dicembre 2011. Ora il signor Fabio di Cerro Maggiore ha 15 giorni di tempo per chiudere il conto: 25 euro più altri 5 di spese amministrative. Mittente della richiesta: l’ospedale di Legnano, dove Fabio ricevette una prestazione al Pronto Soccorso in codice bianco, quindi riguardante “pazienti che non avrebbero motivo di rivolgersi al P.S.”. Di quale prestazione si tratti, non c’è traccia nella raccomandata inviata dall’UOS (Unità operativa semplice) Affari Generali dell’ospedale. Né il diretto interessato, dopo tutti questi anni, se ne ricorda. «Lei si ricorderebbe a distanza di tanto tempo?», esordisce Fabio, che proprio quell’anno si trasferì da Legnano a Cerro e che nella vita si occupa di controlli sul rispetto delle procedure aziendali per un colosso nel settore del gioco e dei servizi di pagamento.

Nessuna giustificazione allegata, 15 giorni per pagare

«Da cittadino rispettoso pagherò – dice a Malpensa24 – ma ci sono tante cose che mi lasciano rabbia. A cominciare dal fatto che nel sollecito non è allegata alcuna documentazione su cui basare la richiesta del pagamento. Non ho idea di che cosa si sia trattato e non penso di mettermi a cercare un ticket di quasi 9 anni fa nei miei 730. Posso solo presumere di essere andato davvero al Pronto Soccorso, e allora mi chiedo come mai non ho pagato allora: o non conoscevo le regole, o non mi è stato comunicato. Non mi metterò a fare battaglie per 25 euro, ma qualche informazione in più la chiederò, magari con una PEC. Giusto per sapere che cosa sto pagando dopo tanto tempo». In tutti questi anni dall’ospedale non erano mai arrivate altre richieste. Ora, mette fretta al “debitore”: come si legge nella lettera recapitata, il pagamento dovrà essere effettuato entro 15 giorni. In caso contrario, “si procederà al recupero del credito mediante iscrizione a ruolo presso l’Agenzia delle Entrate”.

«Possibile che l’ASST non abbia neppure un IBAN?»

«Già trovo ridicolo che un’amministrazione pubblica proceda con un recupero crediti dopo 9 anni, in maniera così poco trasparente e anche antieconomica: perché fra il personale che se ne occupa, la raccomandata, il ricorso all’ADE e magari una cartella esattoriale c’è uno spreco, per una evidente inefficienza a monte. Poi minacciano, concedendo 15 giorni di tempo dopo 8 anni e mezzo, pena l’iscrizione a ruolo. Come se non bastasse, non indicano neppure un IBAN ma devo andare di persona “presso uno degli sportelli CUP aziendali” senza che mi venga detto dove stanno. Una cosa spiacevolissima, sarebbe ridicola se non accadesse in una emergenza sanitaria». La sensazione che lascia è di amaro in bocca. «Si parla di eccellenza lombarda nella sanità, poi non riescono a recuperare 25 euro in tempi brevi. È un caso di arroganza burocratica, si chiede senza giustificare nulla, si impongono modalità di pagamento vecchie e scomode. Un’azienda privata – conclude il cittadino cerrese – prima di procedere con una riscossione verifica se ne vale la pena dal punto di vista economico. La valutazione che la mia azienda darebbe a una simile procedura è da insufficienza piena».

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