Bettiol: “Aspetto il Fiandre, quando si correrà sarò pronto”

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Vietato fermarsi. È l’imperativo di Alberto Bettiol che continua la sua preparazione fisica in attesa che riprenda la stagione, attualmente sospesa a causa delle vicissitudini legate al Coronavirus.

Il 26enne toscano del Team EF Education First pensa al futuro in modo positivo e lancia un appello: «Penso sia giusto adottare misure restrittive in un momento così complicato. Mi auguro che tutte le persone siano rispettose delle norme imposte dal governo, per il bene di tutti. Insieme sono certo che ce la faremo ma dobbiamo collaborare tutti, affinchè questo brutto momento possa passare il più in fretta possibile. Quando torneremo a correre, avremo tutti una consapevolezza diversa e sarà ancora più bello».

Professionista dal 2014, qual è il suo ricordo più bello sin qui?
«Il Giro delle Fiandre vinto nel 2019 è stato qualcosa di davvero speciale: oltre alla vittoria, c’era un’atmosfera incredibile. È stata una grande emozione condividere quel momento con la squadra e con i tifosi. Mi rimarrà per sempre nel cuore, occuperà un posto speciale».

E quello più brutto invece?
«La stagione 2018 con la BMC che non è iniziata nel migliore dei modi. Sono caduto alla Liegi-Bastogne-Liegi, corsa che mi sarebbe servita in vista del Giro d’Italia. La caduta è stato un duro colpo: ho riportato la frattura della clavicola sinistra, di due costole e un pneumotorace. Sono rimasto in ospedale a Liegi per una settimana».

Com’è cambiata la sua vita dopo la vittoria al Giro delle Fiandre?
«Senza dubbio è cambiata dal punto di vista mediatico ma ha cambiato anche me, come atleta e come persona. Adesso sono io che mi pongo obiettivi e alzo l’asticella, provando a migliorarmi sempre di più. Diciamo che sono consapevole di ciò che posso ottenere. Il Fiandre è stato un punto di partenza, non certo di arrivo. Tutti adesso si aspettano di più, ma il primo ad avere aspettative alte è il sottoscritto».

Quello tra lei e il Fiandre è stato un lento innamoramento: la prima volta, il 3 aprile 2016, si è ritirato. Quanto rammarico ha per non poter disputare la corsa vista la sua buona condizione?
«Essere al via del Giro delle Fiandre al top della forma era uno dei miei grandi obiettivi per questa stagione. C’è molto rammarico ma non credo che lo annullino. Sarà solo posticipato, sarà solo questione di tempo, così come per tutte le classiche Monumento e per i Grandi Giri. Vorrà dire che sposterò l’obiettivo di qualche mese».

Cosa farà in queste settimane di stop forzato causa coronavirus?
«Continuerò a curare la mia forma fisica. Non seguo particolari tabelle, ma cerco di mantenermi in forma, con la speranza di tornare presto a correre. Colgo inoltre l’occasione per sistemare un po’ casa nuova, qui a Lugano».

Come si vive all’interno della EF Education First?
«È un ambiente che mi piace molto, sto bene e non ho nulla di cui lamentarmi. È una squadra molto organizzata, all’interno si sono creati rapporti umani speciali che vanno oltre all’aspetto lavorativo. Per me è come una seconda famiglia, mi sento come a casa. È una squadra basata sul senso di amicizia e unione, sono molto fiero di far parte di questa realtà».

Se non fosse stato un ciclista, sarebbe stato…
«Probabilmente avrei fatto l’Università. Forse mi sarei iscritto a fisioterapia. Un’altra mia grande passione è volare, avevo anche pensato di diventare un pilota di aerei».

La bicicletta però le ha rubato il cuore. Cosa le ha insegnato?
«L’arte del sacrificio. La bici è sicuramente una grande palestra di vita. Mi ha insegnato cosa vuol dire far fatica e soprattutto che il lavoro alla fine ti ripaga, sempre».

Ha un sogno nel cassetto?
«Ne ho molti: se dovessi sognare in grande direi vincere il Campionato del Mondo”.

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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