Cinema, con Gabriele Tosi Busto è città di riferimento della videoarte

baff tosi bocconi
Gabriele Tosi

BUSTO ARSIZIO  – Gabriele Tosi, patron del BA Film Festival, esperto ed autore di videoarte, in occasione della proiezione del video “The girl two watches” (La ragazza dei due orologi), avvenuta lo scorso 26 settembre nell’ambito dell’Unseen Festival 2018 di Denver, incontra Malpensa24 per spiegare che cos’è questa nuova forma di arte cinematografica.

Come approda e perché la Videoarte a Busto Arsizio?
Io conoscevo Angela Madesani, critica d’arte ed esperta di videoarte, autrice de Le icone fluttuanti, la miglior pubblicazione per quanto riguarda la videoarte italiana. Secondo me quando si fa un festival, io oggi uso il termine “arte delle immagini in movimento” che comprende anche il cinema che storicamente ha sempre attinto molto dall’arte delle immagini in movimento non cinematografica, non si può non tener conto della Videoarte,  perché la ricerca più intensa di sviluppo del linguaggio è avvenuta anche nel cinema sperimentale, qualcosa di estremamente simile dalla Videoarte. Negli anni ’60, ’70, ‘80 la distinzione tecnica tra i due è che il primo usa la pellicola, la seconda il nastro magnetico, poi con l’avvento del digitale negli anni ’90 si perde questa distinzione. Un festival cinematografico non poteva nascere senza una finestra aperta sulle nuove frontiere del linguaggio dell’audiovisivo non poteva non guardare avanti (pensiamo al termine Avanguardia). I primi anni abbiamo lavorato con Angela Madesani – che ora collabora al MIBART, festival di Videoarte appendice del BAFF nato nel 2017 –  poi abbiamo continuato con Alessandro Solbiati e Michele Tadini pronendo le opere di tanti altri autori.

Come arriva a Denver “The girl two watches”?
Grazie a una ricerca su internet di festival di videoarte cui mandare il video. Nel mare di voci trovate, trovo l’Unseen Festival che aveva programmato cose interessanti nelle passate edizioni e scrivo loro una mail chiedendo info sull’edizione del 2018, mando loro il link del corto e mi rispondono chiedendomi di partecipare assolutamente.

Quali sono gli altri i centri di riferimento della videoarte?
Ci sono stati dei centri di riferimento molto importanti negli anni ’70 ’80 tra cui Varese grazie al notaio Luciano Giaccari che scrisse il libro con cui sdoganò a livello mondiale i termini video freddo (documenta una performance) e video caldo (non solo documenta ma mette un valore aggiunto alla performance) e che fondò il Museo Elettronico (MUeL) che possiede una delle raccolte di videoarte più importanti d’europa nella storia della videoarte.

Se dovesse definire in poche parole che cos’è la videoarte per lei?
E’ una forma artistica che riguarda una combinazioni di suoni e di immagini in movimento, ma per me è qualcosa di più: è un modo per andare oltre la normale bellezza del cinema.  (Ci accorgiamo dell’Ossimoro e si apre un interessante parentesi sul Cinema perché come sottolinea Tosi la bellezza, anche in un film non è mai normale o scontata e  anche un film brutto ha il suo perché. In fondo anche l’incapacità, l’incoerenza, il disarmonico, il brutto fa parte di noi, e quindi esprimerlo è comunque una forma d’arte.)

Cosa l’ha portata a volersi cimentare alla regia di un film di videoarte?
Ti viene l’idea e vuoi realizzare l’idea che hai. Mi viene l’idea e devo sperimentare per vedere se si riesce a realizzarla. E’ una sfida al linguaggio e alla conoscenza che si ha del linguaggio. Nel mio secondo video La sfida estrema : nutrire il futuro c’è una sfida tecnica di cui mi sono reso conto strada facendo perché nessuno aveva mai bucato il green screen con la luce naturale in diretta, davanti al pubblico. Ha funzionato ma nessun Direttore della Fotografi ha voluto assumersi la responsabilità e quindi ho fatto di necessità virtù: sono stato regista e D.O.P. del mio video.

Com’è nata l’idea di “The girl two watches”?
The girl two watches è una trasposizione, un terreno di battaglia tipico sia della videoarte che del cinema. Per esempio nel cinema Hollywoodiano la trasposizione dalla letteratura al cinema o il remake da un film datato o da un film straniero. Ho parlato proprio di trasposizione all’apertura del festival di Forlì IBRIDA, lo scorso 5 Maggio.

E’ diventata una missione quella di far conoscere la videoarte a un vasto pubblico, tant’è che da qualche anno c’è anche il corso di videoarte all’Istituto Antonioni per rendere didattico un linguaggio che didattico non è. Come veicolare a tutti la videoarte?
Cercando video in internet, leggendo il libro Conoscere la videoarte (di Gabriele Tosi) reperibile su Amazon e attraverso la realtà virtuale che ho portato al baff di quest’anno. Sto lavorano a un progetto per renderla fruibile non solo durante la settimana del Festival, ma dando vita a una sala di fruizione della realtà virtuale con una programmazione  permanente. Sarebbe la prima in Italia. C’è sensibilità da parte dell’amministrazione comunale verso questa soluzione, non è semplice, ma ci stiamo lavorando

Chiara Rosanna

Videoarte tosi busto – MALPENSA24