Cinghiali assediano il Varesotto. Coldiretti: «Tutele per l’agricoltura o verrà distrutta»

Marcello Gasperini campo cinghiali

VARESE – «In Valcuvia è impossibile fare agricoltura». Questa la denuncia di Marcello Gasperini. Un agricoltore che coltiva un campo di mais tra Cuvio e Cuveglio. Campo completamente distrutto dai cinghiali selvatici. «Dopo tre semine e danni che superano i 10 mila euro, la situazione è diventata intollerabile. E il lockdown ha avuto un’escalation inimmaginabile», prosegue. Ora Coldiretti Varese chiede che si cambi la legge 157 del 1992, «che non dà più risposte agli agricoltori e ai cittadini. Ne va della sopravvivenza delle nostre imprese».

La qualità italiana minacciata

«Abbiamo fatto la prima semina intorno al 20 maggio, poi il 16 giugno e, infine, il 2 luglio. I cinghiali sono sempre entrati in campo a rovinare tutto, nemmeno i recinti elettrici li hanno fermati. Li hanno semplicemente distrutti. E’ una situazione gravissima, che negli anni è peggiorata», sostiene Gasperini, la cui azienda conta più di 200 capi di razza frisona. E il latte prodotto è un «made in Italy di qualità», dicono da Coldiretti.

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Carlo e Marcello Gasperini davanti al campo distrutto dai cinghiali

Danni a quattro zeri

«Ma i danni sono troppi», denuncia l’agricoltore. «Solo per queste ultime incursioni, abbiamo superato abbondantemente i 10/15 mila euro. Dobbiamo riacquistare il seme, rieffettuare le operazioni in campo e, ora, l’acquisto di prodotto esterno con cui dovremo alimentare le bestie, dato che il nostro non basterà più».

Vogliamo azioni concrete

A difesa di Gasperini, e di tutti gli altri agricoltori del Varesotto, interviene il presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori. «Il territorio chiede azioni concrete e immediate. Dobbiamo salvare il futuro dell’agricoltura, perché ormai i danni si ripetono quotidianamente da un capo all’altro della provincia». Ecco perché la confederazione appoggia la richiesta di cambiare la legge 157 del 1992. «Che non permette ai territori di intervenire con tempestività nel prevenire i danni arrecati alle imprese. E che non dà più risposte agli agricoltori e ai cittadini. La sostenibilità si concretizza con la presenza dell’uomo sul territorio, non con l’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica», conclude Fiori.

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