I Cinque stelle di Busto: “Il sindaco su Accam confonde i cittadini”

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BUSTO ARSIZIO – «Non vogliamo il fallimento di Accam, ma il sindaco Antonelli sulla questione mistifica e confonde l’opinione pubblica». Lo scrivono i Cinque stelle in un comunicato. I consiglieri comunali pentastellati Claudia Cerini e Luigi Genoni tornano alla sera dell’ultimo consiglio. Nella sala esagonale, proprio sul punto inerente il termovalorizzatore e il debito fuori bilancio, è andato in scena un duro duello con il primo cittadino. Antonelli, alle insistenti richieste di Cerini e Genoni di avere più tempo per leggere e studiare le carte, ha risposto con una serie di duri attacchi. E anche la richiesta di rinvio del punto, messa ai voti, è stata bocciata, determinando l’uscita dall’aula di Genoni e la non partecipazione al voto della Cerini.

«Abbiamo ricevuto l’ennesimo spregiudicato attacco da parte del sindaco Antonelli – scrivono i pentastellati –  Con il suo intervento in Consiglio Comunale martedì scorso, il capo della maggioranza ha cercato di confondere l’opinione pubblica e addossare le responsabilità della propria amministrazione, sul Movimento Cinque Stelle che come è ben noto a tutti , siede tra i banchi dell’opposizione e cerca di svolgere con grande impegno e precisione  il suo compito di verifica e controllo dell’operato della giunta».

Secondo Cerini e Genoni, «chiedere ai consiglieri di esprimersi su decisioni di giunta o che spetterebbero alla responsabilità della giunta, senza fornire spontaneamente documentazione e senza dare il tempo per approfondimenti, significa impedire concretamente ai consiglieri di svolgere il loro dovere. Soprattutto su un argomento delicato come Accam, sul quale è in corso una costante disinformazione e mistificazione della realtà».

La nota grillina poi prosegue spiegando la posizione su Accam: «Farlo fallire è proprio l’ultima cosa che noi vogliamo e che stiamo cercando di evitare. Anche perché ciò significherebbe mandare la società in liquidazione, metterla sul mercato e verosimilmente privatizzarla. Con la conseguenza che quell’impianto resterebbe ancora in attività per decenni, smaltendo rifiuti speciali e non solo quelli urbani al servizio dell’acquirente privato principalmente interessato a fare utile».

 

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