
VARESE – Due interventi chirurgici, quattro discipline specialistiche coinvolte, un caso che in letteratura non è citato più di cinque volte. Sono questi i numeri che riassumono il difficile e complesso percorso di una paziente dell’Ospedale di Varese in seguito ad una caduta a domicilio. A raccontare la storia a lieto fine è l’Asst Sette Laghi.
Un caso molto raro
Il trauma riportato alla spalla ha provocato alla paziente una frattura dell’omero prossimale tanto grave quanto rara. In particolare, la testa dell’omero, staccata dal resto dell’osso, è entrata all’interno della gabbia toracica, a livello mediastinico, come si dice tecnicamente, arrivando a toccare l’arco aortico e la pleura. Si tratta di una localizzazione veramente atipica e potenzialmente mortale, proprio per il rischio di lesionare l’aorta e gli organi vitali circostanti. La paziente, ricoverata in un ospedale vicino alla sua residenza, esterno ad Asst Sette Laghi, è stata trasportata il giorno successivo alla caduta all’Ospedale di Circolo, sede di Trauma Center ad alta specializzazione. Per trattare un caso così complesso, infatti, è necessaria un’équipe multidisciplinare di alta specializzazione, che coinvolge la Chirurgia Toracica, diretta da Andrea Imperatori, la Cardiochirurgia, diretta da Andrea Musazzi, l’Ortopedia e Traumatologia, guidata da Fabio D’Angelo, e il servizio di Anestesia, diretto da Alessandro Bacuzzi.
Intervento delicatissimo
Il gruppo dedicato ad affrontare questo percorso complesso e ad altissimo rischio si è riunito il giorno stesso dell’arrivo della paziente per pianificare il trattamento. A loro disposizione, l’esperienza descritta in letteratura relativa a pochissimi casi: meno di 5 quelli analoghi conosciuti. Il giorno successivo la paziente è entrata in sala operatoria per il primo intervento. Il principale artefice è stato Nicola Rotolo, chirurgo toracico che, in toracoscopia, cioè con una procedura mini-invasiva, ha rimosso pezzo dopo pezzo la testa di omero dal torace, con il supporto del collega Fabio Berizzi, ma anche del cardiochirurgo Andrea Musazzi e dei chirurghi ortopedici Andrea Pautasso e Marco Puricelli, oltre ovviamente a quello degli anestesisti Michael Michael e Gaia Rossini, pronti ad ogni evenienza e complicazione. Un intervento delicatissimo, in cui l’attenzione è stata massima per evitare che l’aorta, la pleura o un altro organo venisse lesionato dal contatto con i frammenti ossei.
La seconda operazione
La paziente è stata quindi tenuta a riposo per i tre giorni successivi e, nella giornata di mercoledì 1 febbraio, è stata sottoposta alla seconda operazione. Questa volta, si è trattato di un intervento chirurgico di impianto di una protesi inversa al fine di ripristinare la funzionalità dell’arto traumatizzato. In termini più semplici, l’equipe ortopedica specializzata nella Chirurgia di spalla, in particolare i dottori Puricelli e Pautasso, hanno impiantato una protesi sostitutiva della parte prossimale dell’omero con delle caratteristiche particolari, proprio a causa della gravità delle lesione che ha colpito la spalla della paziente. La paziente, superate senza complicazioni le due operazioni, sta bene ed è in piena ripresa sia per quanto riguarda la funzionalità polmonare, sia per quella della spalla. «Quello affrontato con successo nei giorni scorsi rappresenta un caso raro, quasi unico, – commenta Fabio d’Angelo, direttore dell’Ortopedia varesina – che ha potuto essere gestito con successo solo grazie a quello che invece rappresenta la regola per il nostro trauma center: l’approccio multidisciplinare e il gioco di squadra».