L’industria varesina va meglio del previsto, ma resta il problema energia

VARESE – Dai risultati dell’indagine congiunturale dell’Ufficio Studi di Confindustria Varese emerge per il quarto trimestre 2022 un andamento congiunturale dell’industria varesina migliore del previsto, ma con eterogeneità tra i settori oggetto dell’indagine. «Bene il rimbalzo della produzione industriale varesina, ma tutti i problemi rimangono sul tappeto. In primis la questione energetica», commenta il numero uno degli industriali varesini Roberto Grassi.

I dati del quarto trimestre

Il dato di miglioramento è riconducibile al confronto col trimestre estivo, che solitamente rappresenta di per sé un periodo stagionale di flessione congiunturale della produzione e degli ordini, ma che quest’anno ha visto anche l’acuirsi dei rincari energetici. In chiusura d’anno, gli incrementi dei prezzi rimangono corposi e importanti, ma sembra lievemente attenuarsi la loro spinta sulla marginalità delle imprese: se nel III trimestre 2022 l’82% delle imprese rispondenti aveva segnalato la riduzione del proprio MOL (Margine Operativo Lordo), nel IV la percentuale scende leggermente, al 73%. Tuttavia, la situazione rimane da monitorare, in quanto la crisi dell’energia e delle materie prime continua a spingere diverse imprese rispondenti a riorganizzare i propri processi produttivi e, in alcuni casi, anche a ridurre i piani di investimento, senza contare il diverso peso che il rialzo dei prezzi assume nelle dinamiche produttive dei vari settori. Nel quarto trimestre 2022 sono in netta maggioranza le imprese che hanno dichiarato livelli di produzione in aumento rispetto al trimestre precedente (il 53,4% delle rispondenti); quasi un terzo (il 27,5%) ha segnato una stabilità e il 19,1% una riduzione. Il saldo delle risposte è così pari a +34,2 punti percentuali, in sostanziale rimbalzo rispetto allo scorso trimestre, seppur con eterogeneità dell’intensità del fenomeno tra principali filiere del territorio. Ulteriore proxy dell’aumento congiunturale dei livelli produttivi, l’incremento del tasso di utilizzo degli impianti dal 75,8% del III trimestre al 77,8% del IV trimestre. Il quadro del portafoglio ordini alla fine del quarto trimestre presenta invece una situazione prevalentemente di stabilità rispetto alla fine del terzo trimestre, con una buona performance degli ordini esteri grazie al comparto chimico-farmaceutico. Le previsioni delle imprese sulla produzione per il primo trimestre 2023 sono invece più nel segno della prudenza, con una prevalenza delle risposte di stabilità dei livelli produttivi.

La produzione

Sotto il profilo della produzione, nel quarto trimestre 2022 il saldo complessivo delle risposte (calcolato come la differenza tra la percentuale di imprese che dichiarano un aumento e quelle che dichiarano una diminuzione della produzione rispetto al trimestre precedente) è stato pari a +34,2 punti percentuali. La maggioranza assoluta delle imprese rispondenti ha dichiarato livelli produttivi in aumento rispetto al trimestre precedente (53,4%), andando oltre le previsioni prudenti delle imprese nel terzo trimestre. Quasi un terzo delle imprese ha segnato una stabilità della propria produzione a consuntivo nel trimestre (27,5%) e solo una minoranza una riduzione (19,1%). A livello settoriale, le imprese del metalmeccanico, della moda e della gomma-plastica indicano saldi positivi delle risposte sull’andamento della produzione rispetto al trimestre precedente. Contesto diverso per il chimico-farmaceutico, che registra invece un quadro produttivo diffusamente negativo, seppur si collochi bene sul piano della domanda potenziale (con una stabilità degli ordinativi totali e, tra questi, un aumento degli ordini esteri). Il grado di utilizzo degli impianti in media è stato pari al 77,8%. Le previsioni sulla produzione per il primo trimestre 2023 sono orientate a un quadro di cautela: il saldo delle risposte diventa leggermente negativo (pari a -1,6 punti percentuali), ma con una maggioranza significativa imprese che si attendono una stabilità dei livelli produttivi (il 45,7%); quasi paritetiche le percentuali di chi si aspetta una riduzione dei livelli produttivi (27,9%) e di chi si aspetta un aumento dei livelli produttivi (26,4%). Il dato è sintesi di aspettative diverse per ogni settore: in apertura d’anno il metalmeccanico ha prevalentemente aspettative di stabilità, la moda si attende una diminuzione della produzione rispetto al profilo di aumento nel consuntivo, il chimico-farmaceutico prevede una diminuzione della produzione ma con una concentrazione inferiore rispetto al quarto trimestre, mentre il gomma-plastica prevede una situazione sostanzialmente bipartita tra stabilità e riduzione.

Gli ordini

La dinamica del portafoglio ordini risulta prevalentemente su un profilo stabile alla fine del quarto trimestre: il saldo nelle risposte è pari a +0,7 punti percentuali, con il 43,7% delle imprese rispondenti che ha segnalato una stabilità degli ordinativi totali – equamente ripartite invece le percentuali di chi ha segnato un aumento (28,5%) e di chi una diminuzione (27,8%). Il saldo delle risposte riferito agli ordinativi esteri è pari invece a +5,0 punti percentuali, trainati dal loro aumento nel chimico-farmaceutico. La situazione però è fortemente diversificata tra settori per quanto riguarda gli ordini totali: il comparto moda segnala con una netta prevalenza un quadro negativo di riduzione degli ordinativi complessivi, mentre nel metalmeccanico e nel chimico-farmaceutico prevale la stabilità degli ordinativi; nel gomma-plastica prevale l’aumento degli ordini, ma con una buona percentuale anche di casi di riduzione.

Il mercato del lavoro

Nel quarto trimestre 2022 a livello provinciale l’Inps rileva che nel comparto industriale sono state autorizzate 2.488.242 ore di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, in riduzione rispetto alle ore autorizzate nel quarto trimestre 2021 (-18,0%), ma in aumento rispetto alle ore autorizzate nel terzo trimestre 2022 (+89,1%). Complessivamente (considerando la cassa integrazione ordinaria, quella straordinaria e quella in deroga) nel quarto trimestre 2022 sono state autorizzate 2.656.127 ore di Cassa Integrazione Guadagni nel comparto industriale, in diminuzione rispetto alle ore autorizzate nel quarto trimestre 2021 (-49,3%), ma in aumento rispetto alle ore autorizzate nel terzo trimestre 2022 (+79,4%). Guardando all’intero anno 2022 (gennaio-dicembre) sono state autorizzate complessivamente 10.490.284 ore di Cassa Integrazione Guadagni, in riduzione (-68,4%) rispetto al 2021.

Il commento del presidente Roberto Grassi

I dati vanno interpretati con una doppia chiave di lettura. La prima è sicuramente quella che ci conferma la tenuta dei fondamentali della nostra economia locale basata sui cluster industriali e la capacità delle imprese manifatturiere del territorio di cogliere ogni spiraglio congiunturale per inseguire la crescita, riposizionarsi sui mercati e ad adattarsi con estrema flessibilità ai contesti internazionali, anche i più complicati come l’attuale. La seconda chiave di lettura, però, è quella che ci porta alla prudenza. La risalita produttiva degli ultimi tre mesi dell’anno va inquadrata in un rimbalzo rispetto al trimestre estivo, tradizionalmente più piatto. I problemi che frenano la competitività delle nostre imprese rimangono tutti sul tavolo. In primo luogo, quello energetico. È vero che le quotazioni sono in calo, ma stiamo lavorando con livelli di costo comunque superiori di tre volte quelli dell’estate 2021. Questo deve porre il Governo di fronte al fatto che la questione energia è ancora una priorità nell’agenda politica. Non possiamo permetterci cali di attenzione su un aspetto così fondamentale per la nostra tenuta economica e sociale. Ci auguriamo che quando finiranno le risorse stanziate dall’ultima legge finanziaria per sostenere il sistema produttivo, non si agisca come sulle accise di benzina, lasciando le aziende in balia degli eventi. C’è poi il fattore inflazione e rialzo dei tassi. Il costo del denaro aumenta, gli investimenti fatti accedendo al credito bancario sono sempre più elevati e anche i costi connessi subiscono talvolta incrementi importanti. Uno scenario che rischia di rallentare le transizioni in atto sui fronti del digitale e della sostenibilità. Occorre guardare a ciò che sta avvenendo nel sistema economico con uno sguardo largo, con una capacità di visione. Serve, non ci stanchiamo mai di dirlo, una politica industriale degna di questo nome.