Majorino e Moratti promuovono le proposte di “Varese in Salute”: le risposte

La Casa di comunità di viale Monte Rosa, uno dei punti al centro delle proposte del comitato

VARESEIl 28 gennaio scorso il Comitato Varese in Salute, promosso dal Comune di Varese, aveva presentato un documento contenente quattro proposte in materia di sanità. Suggerimenti rivolti ai candidati alla carica di presidente della Regione Lombardia in occasione delle elezioni del 12 e 13 febbraio. Al documento hanno risposto i candidati Pierfrancesco Majorino e Letizia Moratti: entrambi promuovono gli spunti giunti da Varese.

Le proposte

In sostanza le proposte presentate dal comitato (nel video sotto la presentazione del documento) propongono di realizzare un Ospedale di Comunità a Varese, inserire la Casa di Comunità di via Monte Rosa all’interno di una rete che coinvolga gli ambulatori dei medici di medicina generale, definita come Casa di Comunità spoke diffusa, realizzare un centro antifumo a Varese per la prevenzione primaria e secondaria del fumo di sigaretta e inserire l’attività dell’ambulatorio Sanità di Frontiera che si prende cura di immigrati e persone disagiate all’interno della Casa di Comunità. «Sono quattro proposte fattibili – ha detto il consigliere comunale e coordinatore del comitato Guido Bonoldi – ringrazio i candidati che hanno voluto rispondere al nostro documento mostrando attenzione al tema della sanità a Varese e in Lombardia».

La risposta di Pierfrancesco Majorino

Il tema sanità è al centro del mio programma e di tutti i candidati che mi sostengono in questa elezione e essere interrogato dal Comitato Varese in Salute su di alcune proposte che riguardano in particolare la città di Varese mi stimola e mi consente di rispondere ad una ben legittima sollecitazione che ha che vedere con la salute dei cittadini e un principio a cui credo molto, la salute è un bene pubblico da tutelare in tutti i modi. Voi affrontate il tema degli ospedali di comunità e giustamente sottolineate che questi hanno senso se e solo se si fanno carico del ricovero di pazienti che necessitano di una assistenza a media/bassa intensità e per degenze brevi.

Ecco io penso che una città come Varese non possa non avere, anche tenuto in conto del bacino di possibile utenza che circonda la città capoluogo di un ospedale di comunità. Oltre al fatto che la presenza dell’ospedale di comunità a Varese favorirà certamente e renderà meno complesso il rapporto con i medici di medicina generale che così potranno seguire in maniera più utile ed efficace i loro pazienti nell’ospedale di comunità, l’altro aspetto che mi convince ancora di più è la difficile situazione che oggi vive il Pronto Soccorso. Sappiamo bene tutti che questo è un problema preponderante ed annoso che è esploso nella nostra regione da tempo dove spesso i nostri anziani si trovano, malgrado loro e malgrado l’impegno di medici e infermieri di P.S., a stazionare per ore se non giorni sulle barelle quando un diverso sistema ed un diverso approccio e collaborazione con i MMG potrebbe essere ben utile ed efficace. Io penso che l’ospedale di comunità così come lo avete formulato voi, così come lo avete indirizzato possa essere una soluzione capace di decongestionare il PS e consentire un approccio più utile ai pazienti che non hanno necessità di lunghi tempi di degenza e che necessitano cure di medio e bassa intensità.

Mi trovo anche particolarmente in sintonia con voi sul tema della Casa di Comunità diffusa. Sono assolutamente d’accordo sul fatto che la Casa di Comunità non può essere un “cartello” esposto su di un palazzo già in uso della sanità regionale, ma deve essere un luogo dove, oltre ad una serie di servizi, è necessario disporre di apparecchiature per indagini diagnostiche di primo livello. E condivido anche la vostra idea di comunità spoke diffusa come soluzione complementare, ma nello stesso tempo centrale per il futuro per aumentare la collaborazione tra studi medici di MMG, infermieri di famiglia e comunità e tutte le potenziali altre figure da inserire, appunto, in questo sviluppo di medicina vicina alle persone.

Non aggiungo molto se non il fatto che condivido l’idea del centro antifumo.
E confermo che trovo assolutamente una mancanza dell’organizzazione sanitaria il fatto che una realtà importante come quella di SdF non abbia una sede in un luogo pubblico del servizio sanitario regionale dove poter esercitare una importante missione come quella che svolgono i volontari dell’associazione da molti anni.
Non appena sarò eletto Presidente della Regione mi impegnerò con Voi ed il territorio ad attuare questi importanti interventi che miglioreranno significativamente la sanità.

La risposta di Letizia Moratti

Ho molto apprezzato il fatto che la vostra amministrazione comunale abbia formulato, attraverso un autorevole comitato di esperti, alcune precise proposte riguardanti la realizzazione di nuovi servizi sanitari per la città di Varese. Ritengo infatti che il dialogo e la collaborazione tra Regione e le amministrazioni locali sia un fattore decisivo per realizzare un servizio sanitario che risponda alle esigenze dei cittadini.

Non a caso nella legge di riforma 22/2021 sono stati reintrodotti i distretti sanitari “al fine di realizzare la rete di offerta territoriale, anche attraverso il coinvolgimento, per i servizi di competenza delle autonomie locali, delle assemblee dei sindaci” (art.10, comma 6). Ma oltre che per il metodo, ritengo le quattro proposte da voi formulate assolutamente condivisibili anche nel contenuto e in particolare faccio mio il vostro auspicio che i nuovi servizi che andremo ad implementare rappresentino delle novità reali, capaci di far collaborare e mettere in rete settori differenti del nostro complesso sistema sanitario, superando fratture che purtroppo attualmente esistono, in particolare tra ospedale e territorio.

Così la realizzazione di un ospedale di comunità a Varese, nel quale potranno collaborare medici di assistenza primaria e medici ospedalieri con l’apporto fondamentale in termini di responsabilità gestionale degli infermieri, rappresenterà un servizio di degenza a bassa-media intensità più adeguato per pazienti anziani fragili, che potranno essere ricoverati senza passare dal Pronto Soccorso.

Anche la proposta di una casa di comunità spoke diffusa che coinvolga gli ambulatori dei medici di assistenza primaria (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta) e li metta in rete con al casa di comunità hub è fondamentale; oltre agli ambulatori saranno da coinvolgere anche le farmacie dei servizi, che sono capillarmente presenti sul territorio. A tale riguardo faccio notare che occorre puntare con decisione su un sistema informatico in grado di integrare i diversi servizi e metterli in rete.

Le altre due proposte e cioè la realizzazione di un centro antifumo e la collaborazione tra l’Ambulatorio Sanità di Frontiera e la Casa di Comunità hub di Via Monterosa ci ricordano l’importanza della prevenzione e della valorizzazione del volontariato e del terzo settore. Si tratta in entrambi i casi di principi per me fondamentali, che orienteranno la mia azione politica ed amministrativa in Regione Lombardia.