Busto, Cislaghi: “Troppe regole. Feste e patronali di quartiere rischiano di sparire”

BUSTO ARSIZIO – «E’ stato un anno difficile e davvero pesante. Le nuove normative ci hanno messo in croce. Se non vogliamo perdere l’importante patrimonio delle feste di quartiere dobbiamo cambiare passo, unire le forze e fare rete». Chi parla è Mario Cislaghi, storico portavoce del quartiere San Giuseppe e anima della festa del rione. E’ lui a tracciare un bilancio su come sono andate le cose in regime di “circolare Gabrielli”.

Nuove regole

E’ cambiato tutto nel mondo delle patronali, delle feste di quartiere e delle sagre. Le nuove regole, valide per un grande come per un piccolo evento, per una metropoli come per una piccola realtà di paese, hanno messo a dura prova forze, pazienza e portafoglio di chi da anni si impegna per organizzare questi eventi. Anche a Busto Arsizio.

busto mario cislaghiIl ragionamento di Cislaghi è molto semplice: «Da anni gli organizzatori sono sempre gli stessi. L’età di tutti noi avanza. Purtroppo manca il ricambio generazionale. Ci sono giovani che in occasione delle feste ci aiutano, ma a livello organizzativo non ci sono nuove forze.  In più con le nuove regole siamo stati costretti a fare miracoli. Insomma così non possiamo andare avanti. Abbiamo solo una strada da percorrere ed è quella di unire le forze. Mettiamo in rete le varie realtà cittadine e, con anche la collaborazione dell’amministrazione, diamo vita a un coordinamento dedicato all’organizzazione delle varie feste».

Fare rete

Secondo Cislaghi questo porterebbe una serie di vantaggi e sgraverebbe anche il peso, non solo economico, divenuto per molte realtà complicato da sopportare. «Innanzitutto possiamo mettere a disposizione di tutti l’esperienza acquisita quest’anno con le nuove normative. Non solo. Ma saremmo d’aiuto anche al Comune. E poi, se proprio vogliamo parlare anche di questioni economiche, potremo avere una serie di vantaggi. Se dobbiamo fare un investimento, acquistare un’attrezzatura, un conto è farli come singola associazione, un conto è condividere costi e benefici».

Con la collaborazione del Comune poi l’obiettivo è quello di trovare soluzioni in grado di superare le criticità imposte dalle nuove norme sulla sicurezza. «Faccio solo un paio di esempi – dice Cislaghi – Per la Festa di Borsano si è reso necessario l’allargamento di un ingresso all’area dell’evento, mentre per fare la Festa di San Giuseppe abbiamo dovuto investire quasi 2 mila euro per indicare con segnali luminosi i percorsi e le tre uscite di sicurezza del parco di viale Stelvio, che poi altro non sono che i soliti cancello d’ingresso. Interventi che hanno dovuto accollarsi le associazioni. Dare vita a un coordinamento vorrebbe dire ragionare su una serie di cose con una veduta più ampia».

Il bivio

Insomma secondo Cislaghi o si cambia passo oppure da qui a pochi anni il rischio è quello di veder scomparire uno dopo l’altro tutti quegli appuntamenti che oltre che essere ormai una tradizione, sono diventati punti di riferimento nell’arco dell’anno e in modo particolare nei mesi estivi. «Credo che ormai siamo giunti a un bivio e bisogna scegliere quale strada imboccare – conclude Cislaghi- ovvero se continuare come stiamo facendo ora, cioè ognuno per sé e avanti finché dura e nessuno degli organizzatori abbandona, oppure cercare di avviare un percorso finalizzato da un lato a continuare a garantire l’organizzazione di feste e patronali e dall’altro a coinvolgere e favorire un ricambio generazionale proprio tra noi organizzatori».

 

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