Cittiglio saluta il dottor Kogoj, medico che sognava l’America e amava il Varese calcio

CITTIGLIO – «E’ stato uno spettacolo di umanità, saggezza e lucidità». In queste parole del parroco, don Livio De Petri, è riassunta la figura e l’opera di Milos Kogoj, il medico novantottenne scomparso alle prime ore del mattino della vigilia dell’Epifania.

Oggi l’ultimo saluto

All’omelia della messa esequiale, concelebrata oggi pomeriggio, venerdì 7 gennaio, nella chiesa parrocchiale di San Giulio con don Giuseppe Cola, don Livio ha ricordato che «il dottor Kogoj, come uno dei magi, era venuto dall’Est con la mirra e con saggezza seguendo la stella del destino dovendo sfuggire ai vari Erodi del suo tempo. Avrebbe voluto andare in America – ha rivelato il sacerdote – ma la stella del destino ha voluto che finisse a Cittiglio».

Il medico venuto da Gorizia

Originario del comune di Biglia, in provincia di Gorizia, Kogoj giunse in paese settant’anni fa dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia all’università di Pavia il 13 novembre 1950. Poco tempo dopo, iniziò la sua carriera professionale, come medico internista, al locale ospedale “Causa Pia Luvini” ed ebbe tra i suoi maestri anche il professor Anton Spartaco Roversi.

Nel 1953, sempre all’ateneo pavese, conseguì il diploma di specialità in malattie del tubo digerente, del sangue e del ricambio. A metà degli anni Cinquanta iniziò a collaborare con la casa di cura “Villa Adele” di Laveno Mombello e ad operare come medico di medicina generale. Con Piero Modesti, Luciano Frattini e Giuseppe Venino, il dottor Kogoj è stato uno dei primi ad occuparsi di medicina dello sport in provincia di Varese.

Infatti, a partire dall’inizio degli anni Settanta e per circa una ventina d’anni, fu il responsabile sanitario del settore giovanile del Varese Calcio. Come ha ricordato don Giuseppe Cola, parroco a Cittiglio dal 1992 al 2012, «Kogoj era una persona stupenda che amava essere vicino alle persone, non solo nell’esercizio della sua professione ma, anche in alcune attività di volontariato sociale». Egli, infatti, ha presieduto il locale Corpo musicale “Amici della musica” dal 1993 al 2011 e fu tra i soci fondatori e per molti anni responsabile della delegazione valcuviana della Lega italiana per la lotta contro i tumori e primo medico della sezione “Medio Verbano” dell’Avis.

Il ricordo degli amici

Otello Stocco, che dieci anni fa sostituì Kogoj alla guida degli “Amici della musica”, lo ricorda per la sua gentilezza confessando che «mi ha insegnato molto. Lo consideravo come un padre e, in questi anni, non mi ha mai abbandonato e mi ha sempre sostenuto». Con i volontari della Lilt, due anni fa, aveva festeggiato il suo novantaseiesimo compleanno. Maria Luisa Bragutti, l’attuale responsabile della delegazione “Valcuvia” dell’associazione, che lo aveva sentito telefonicamente poco prima di Natale per lo scambio degli auguri, rivela che “il dottore” le aveva confessato di provare profonda nostalgia di tutti i volontari raccomandandole di «andare avanti con entusiasmo nell’attività di prevenzione superando gli eventuali momenti di difficoltà».

Al termine della liturgia funebre, la sorella Marinka ha letto il salmo 23 in sloveno mentre, la sindaca Rossella Magnani, nel suo discorso ha ricordato che il dottor Kogoj le rivelò che la madre desiderava che diventasse prete ma egli coltivava fin da piccolo la vocazione di diventare medico. Rivolgendosi al defunto la sindaca ha detto: «E’ vero dottore, essere medico per lei è stata una vocazione. Ha saputo toccare il cuore di tutti con la sua spiccata umanità, ha accolto le gioie e i dolori dei suoi concittadini e c’è stato per i suoi pazienti fino all’ultimo».

Sul sagrato, infine, l’ultimo saluto da parte dei rappresentanti delle varie associazioni del paese e di alcuni complessi bandistici della provincia e, tra gli altri, anche del sindaco di Brenta, Gianpietro Ballardin, mentre i musicisti del Corpo musicale “Amici della musica” e del Corpo musicale “Vittorio Veneto” di Casalzuigno, diretti dal maestro Fabrizio Rocca, eseguivano la marcia religiosa “Sant’Antonio” e il “silenzio d’ordinanza”.