Come “curare” il fenomeno della medicina difensiva. Esperti a convegno all’Insubria

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VARESE – Solo in Lombardia le prestazioni sanitarie erogate in un anno sono circa 150 milioni e, in caso di errori, molti dei quali sfociano poi in un’azione legale o penale, la stragrande maggioranza non è dovuta a imperizia o imprudenza dei medici, bensì alla cattiva organizzazione della filiera. A delineare l’ordine di grandezza della responsabilità medica, tema approfondito durante il convegno organizzato dall’università dell’Insubria, è stato il governatore della Lombardia Attilio Fontana, presente oggi, venerdì 17 gennaio, all’ateneo varesino. E a far comprendere l’importanza dell’argomento affrontato, ma anche l’incidenza in termini di costi sulla comunità, è stato il professor Giorgio Zamperetti, il quale ha messo sul tavolo un dato molto significativo: dal 2017 a oggi pendono 300 mila contenziosi, che hanno fatto esplodere «il disastroso fenomeno della medicina difensiva».

Il convegno

«Un giorno tutti noi potremmo diventare pazienti e vorremmo trovare un buon medico e ospedali che funzionano – ha dichiarato il rettore dell’Insubria Angelo Tagliabue in apertura dei lavori. Toccando poi una serie di tematiche affrontate nel corso della mattinata dagli esperti che sono intervenuti, quali gli aspetti penali, quelli civili, ma anche «il fatto che ci sono avvocati che cavalcano situazioni particolari o la questione delle compagnie assicurative che si trovano in difficoltà nell’assicurare i medici».

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Oltre a Fontana e all’assessore di Varese Andrea Civati, che ha portato i saluti del primo cittadino Davide Galimberti, hanno affrontato la poliedrica questione Roberto Stella, presidente dell’ordine dei medici; Elisabetta Brusa, presidente dell’ordine degli avvocati; Giorgio Zamperetti, professore ordinario all’Insubria, avvocato nel foro di Milano e regista del convegno; Cristina Marzagalli, giudice del Tribunale di Varese; Alberto Villa, docente di Diritto processuale dell’Università di Milano Bicocca; Osvaldo Morini, medico legale e docente di Milano Bicocca; Fabio Fedi, avvocato varesino e docente a contratto dell’Insubria, e i docenti dell’Università Cattolica di Milano: Rosa Palavera, Caterina Iagnemma e Lucia Maldonato. Un qualificato parterre di relatori che hanno davvero permesso di fare un punto articolato sulla responsabilità medica, ma anche sulle colpe di organizzazione, sul consenso informato, il ruolo delle assicurazioni e la figura della vittima. Oltre che fare una riflessione sul rapporto tra cura, dialogo e dignità umana.

L’evoluzione della responsabilità medica

Sulle numerose azioni penali nei confronti dei medici e sull’esigenza di trovare un’equilibrio capace di tutelare, oltre che i pazienti, anche i medici stessi, i quali devono essere messi nelle migliori condizioni di tranquillità e sicurezza per operare, è intervenuta il giudice del tribunale di Varese Cristina Marzagalli.

E’ cambiato tutto

Roberto Stella, presidente dell’ordine dei medici, invece ha posto l’accento sui tanti cambiamenti che hanno interessato la sanità: dall’invecchiamento della popolazione, all’aspettativa di salute, al cambio della domanda e il mito della medicina che cura tutto e tutti. Trasformazioni che hanno allargato la forbice del rischio e che richiedono sempre più dialogo tra il mondo della legge e quello della medicina.

Servono medici

Non era uno degli argomenti all’ordine del giorno del convegno, ma la carenza dei medici è una questione di stretta attualità. Anche negli ospedali del Varesotto. E ad affrontarla “fuori convegno” è proprio Fontana: «Anche in Lombardia, dove la sanità resta un punto di eccellenza abbiamo bisogno di medici. Noi come Regione abbiamo le risorse disponibili per andare a colmare le carenze, ma siamo imbrigliati da una legislazione nazionale che concede pochi spazi di manovra. E le aperture che sono state fatte per quest’anno non bastano a rispondere alle reali esigenze. Ecco questa situazione porta a riflettere sull’importanza di poter gestire una serie di materie in autonomia e su scala regionale».

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