Congresso o referendum su Salvini? Gualandris: «Balle, per la Lega confronto democratico»

Il commissario provinciale della Lega Stafano Gualandris

VARESE – Se fosse una partita di calcio sarebbe il match clou, visto che del “duello” Cassani – Longhin per la segreteria provinciale della Lega se n’è occupato anche Il Foglio con un articolo tutto da leggere firmato da Carmelo Caruso. Ma più che la palla, domenica, a girare a chi perderà saranno le palle. Soprattutto se il risultato che uscirà dall’urna leghista confermerà quanto sta circolando in questi giorni, ovvero che tra i due candidati la distanza è minima, così sottile che pare ballino 20 – 30 voti. Ma andiamo con ordine.

Il peso degli astenuti

Partendo proprio da qui: i militanti aventi diritto al voto i sono circa 630, ma non tutti hanno dentro di sé il fuoco di partecipare al congresso. Colpa della sede: Busto e lontana dal nord della provincia e lontanissima dalle valli. «Ma la scelta del posto – spiega Gualandris – è prettamente economica: l’affitto del Sociale mi è costato molto meno rispetto ad altre possibili sale con la capacità di accogliere almeno 600 persone. Chi dice che ho voluto fare il congresso a Busto per ostacolare i militanti mente sapendo di mentire».

Un segretario e due Leghe

Distanza a parte la previsione è che l’astensione sarà alta. E che il margine di distacco sarà minimo. Il che vuol dire che il segretario che vincerà non avrà in mano tutto o la maggior parte del partito e che la Lega, anche a Varese e dopo Bergamo, è divisa. E, salvo smentite concrete, il resto è noia. Ma ora il pre partita è caldo.

«Congresso combattuto», dice il commissario uscente Stefano Gualandris che aprirà l’assemblea con il suo intervento. E che si guarda bene dal fare previsioni. Senza negare che «da commissario sarò imparziale fino alla fine. Ma da militante (perché del resto sono un militante) ho firmato una candidatura, non dico quale. Però ho il diritto di esprimere il mio voto».

Salvini sì, Salvini no

Gualandris evita di fare pronostici e prova anche a “staccare” l’etichetta di candidato salviniano appiccicata ad Andrea Cassani: «Anche qui – dice – chi sostiene che questo congresso sia un referendum su “Salvini sì – Salvini no” sa dire una cazzata. Basta guardare chi appoggia l’uno oppure l’altro candidato. Questo è un congresso provinciale chi cerca di dargli un’allure nazionale sbaglia. E’ vero che Varese è la provincia dove è nata la Lega, la terra di Bossi, Fontana, Giorgetti, Galli. Figure che su scala nazionale si possono collocare sullo scacchiere politico, ma qui no. Il congresso provinciale è deciso anche, a volte soprattutto, da legami di amicizia, da anni di militanza passati insieme. Contano e pesano dettagli più umani che di fredda politica».

Umano, troppo umano

Sarà anche come dice Gualandris, ovvero un congresso “umano, troppo umano”, in quanto tale è anche sanguigno. Forse troppo: c’è chi parla di chat pazzesche, con messaggi sul filo (a volte anche oltre il filo) della decenza. «Confermo – continua Gualandris – e di questo mi spiace. Mi spiace che ci siano stati, per fortuna pochi, militanti che non hanno mostrato maturità nel comprendere l’importanza di un congresso dove il confronto non deve mai diventare prevaricazione delle idee dell’altro. Io chiudo il mio commissariamento con la doppia promessa fatta a inizio mandato e mantenuta. Ovvero, dissi che non mi sarei candidato alla segreteria e che avrei portato il partito a un congresso democratico. Bene ci sono due in lizza per fare il segretario Cassani e Longhin e 22 in lista per 12 posti nel direttivo. Più democratico di così…». Dice Gualandris, anche se qualcuno nell’abbondanza di papabili vede tanta confusione e una certezza: che il congresso, più che nominare il segretario, sancirà la spaccatura della Lega. Con il vento del Comitato Nord che non smette di soffiare.

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