Associazione Antigone: troppi detenuti nelle carceri, rischio esplosione focolai

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L’attualissimo tema del conflitto fra le leggi degli uomini e il senso morale e di giustizia collettivo, ma anche individuale. Quando una persona – in qualunque luogo e tempo – deve fare una scelta che infrange il diritto eppure ricompone il senso stesso dell’umanità. E’ questo il dramma etico dell’Antigone, la tragedia di Sofocle che tutt’ora giuristi e filosofi, ma non solo, mettono al centro del significato di dirsi uomini e donne retti e allo stesso tempo equi. A questo impianto spirituale si ispira l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri e appunto si chiama Antigone e che nei tempi bui che stiamo vivendo denuncia la drammatica – e mai affrontata – situazione degli istituti di reclusione aggravata enormemente dal coronavirus.

Sovraffollamento

Nel suo rapporto “Il carcere alla prova della Fase 2”  l’ente denuncia che, a fine luglio, con 53.619 detenuti e un rapporto tra presenze e posti ufficiali del 106% i penitenziari italiani sono ancora troppo affollati e c’è un forte rischio che si trasformino in focolai di Covid. In particolare, i casi di Covid, secondo l’ultimo bilancio disponibile, sono stati 287. Un numero che può apparire contenuto – sottolinea l’associazione – ma da non sottovalutare: in rapporto al totale della popolazione detenuta è infatti superiore, sebbene di poco, al tasso di contagio nel resto del Paese.

Focolai si sono riscontrati a Saluzzo (Cuneo), Torino, Lodi (poi trasferiti a Milano), Voghera (Pavia), Piacenza, Bologna e Verona. Per il coronavirus hanno perso la vita in tutto 4 detenuti, 2 agenti di polizia e due medici penitenziari. Durante l’emergenza sanitaria 3.379 persone sono andate in detenzione domiciliare (dato al 20 maggio), a 975 di questi è stato applicato il braccialetto elettronico. I semiliberi a cui è stata estesa la licenza sono stati 561. Il decreto Cura-Italia, per decongestionare le carceri e consentire un maggiore distanziamento, ha introdotto per alcuni mesi da un lato modalità speciali per l’accesso alla detenzione domiciliare, dall’altro l’estensione delle licenze per i detenuti semiliberi. Ma le deroghe sono cessate il 30 giugno.

La presenza di bambini

Questione delicatissima è che al momento vivono nelle carceri ordinarie o negli Icam (gli Istituti a custodia attenuata per madri) 33 bambini di età inferiore ai tre anni con le loro madri detenute. A fine aprile i bambini erano 40 ed erano 59 a fine febbraio. Il gruppo più numeroso (8 bambini) si trova a Torino, 6 sono i bambini a Rebibbia femminile e 7 nell’Icam di Lauro, in Campania. Le madri detenute con figli al seguito sono 31 (15 straniere e 16 italiane).

Per dare ‘respiro’ alla situazione, secondo Antigone è necessario scendere sotto le 50 mila persone. “Grazie ai direttori, ai poliziotti penitenziari e agli educatori per il lavoro fatto, dalle rivolte di marzo alla gestione complessa della fase del lockdown. E per evitare che le carceri siano un nuovo focolaio. Per questo è importante non fermarsi nelle politiche per ridurre la popolazione carceraria affinché il distanziamento fisico sia rispettato”, sottolinea il presidente, Patrizio Gonnella.

Già ora l’affollamento degli istituti si è ridotto, se si considera che a fine febbraio, prima dell’emergenza coronavirus, i detenuti erano 61.230, con un tasso del 130% rispetto ai posti regolamentari. Ma Antigone segnala criticità in particolare in alcuni istituti: da Taranto, dove il sovraffollamento è del 177,8%, a Latina con il 197,4%, dove i dati certificano che le persone sono quasi il doppio dei posti regolamentari. Dal monitoraggio compiuto dai volontari su 30 carceri emerge che nel 23% ancora non entrano persone dall’esterno, nel 60% i detenuti hanno ricominciato ad usufruire dei permessi anche se la quarantena obbligatoria di 14 giorni scoraggia dall’uscire. “Nella Fase 2, utilizzando ciò che la tecnologia ci permette e la medicina ci suggerisce, bisogna riprendere all’interno delle carceri la scuola, il lavoro, lo sport: sono grandi fattori emancipativi rispetto ai rischi di devianza. Anche con la didattica a distanza. E’ un investimento per tutti, per la sicurezza interna alle carceri ed esterna”, conclude Gonnella.

E qui torna in gioco l’Antigone di Sofocle: lo Stato deve affrontare la scelta e il criterio di giudizio nei confronti dei due concetti antitetici di ‘bene’ e di ‘male’, di libertà, coscienza, norma morale. Capire, aiutare, salvare i detenuti – indipendentemente dalla gravità dei loro reati – o dimenticarli in un girone dantesco a rischio della loro morte.

Angela Bruno

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