Emergenza coronavirus e tutele sul lavoro, Fiom Varese fotografa le aziende

coronavirus lavoro fiom aziende

VARESE – «È una situazione non gestibile con gli strumenti classici dell’attività sindacale, ma richiede comunque la presenza di un’azione collettiva di tutela con cui non lasciare sole le persone». Come ha dichiarato oggi, mercoledì 18 marzo, la Fiom di Varese attraverso il suo segretario Nino Cartosio, massimo è l’impegno, anche nella difficile fase di emergenza dovuta al coronavirus, per provare a garantire condizioni di sicurezza ai lavoratori. Il sindacato, che ha offerto una fotografia delle aziende del territorio, così come le altre organizzazioni dei metalmeccanici ha posto la gestione della crisi al centro della sua azione.

Gli accordi per il fermo produttivo

«Nelle tre aziende più grandi della provincia – Leonardo (4 stabilimenti con circa 5500 addetti), Whirlpool (circa 2200 addetti) e BTicino (2 stabilimenti con circa 1200 addetti) – si sono definiti accordi tra le parti per il fermo produttivo e la gestione dell’emergenza», ha reso noto Cartosio. «Nelle realtà medie e piccole in cui siamo presenti si sta sviluppando una rilevante attività sindacale: si tratta di decine di imprese, in linea con la presenza di RSU/RLS di Fim-Fiom-Uilm nel nostro territorio. In alcuni casi si è andati alla fermata produttiva di più giorni (attuata anche per applicare misure necessarie alla messa in sicurezza) che hanno interessato e/o interessano decine di aziende, oltre alle principali citate».

Un confronto costruttivo tra le parti

«In molti altri casi si è proceduto a una forte riduzione di lavoratori in fabbrica grazie a piani di uso delle spettanze individuali e di istituti contrattuali, ma anche all’utilizzo dello smart working», ha aggiunto il segretario generale di Fiom Varese. «Questo punto dovrà essere gestito con i nuovi ammortizzatori sociali con causale specifica Covid-19 nei prossimi giorni/settimane: ridurre le persone presenti è funzionale al mantenimento delle distanze e al non affollamento delle strutture, precondizione della sicurezza».
Come ha riferito Cartosio, «di norma le parti si sono confrontate in modo abbastanza costruttivo; sono arrivate poche segnalazioni di imprese indisponibili al confronto. In molte realtà dove siamo presenti sono stati attuati interventi ambientali e organizzativi utili alla messa in protezione dei lavoratori e all’applicazione del Protocollo nazionale sulla sicurezza del 14 marzo 2020». I temi più trattati sono stati i seguenti:

  • L’intensificazione delle azioni di pulizia. «Stiamo cercando di farci dare i documenti che attestano le azioni messe in atto. È stata riscontrata un’intensificazione delle attività (anche più volte al giorno e a fine turno) ma poca chiarezza su nozione di “sanificazione”».
  • Posizionare erogatori di sapone o detergente per le mani in mensa o in giro per l’azienda.
  • Assicurare continua fornitura di sapone nei servizi.
  • Definire procedure regolari di ripetuto lavaggio delle mani.
  • La gestione delle mense con la diluizione del personale presente nei locali grazie alla introduzione di più turni; in altri casi la chiusura della mensa e la corresponsione di ticket o di un sacchetto con il pranzo freddo (in alcuni casi disponibile anche in caso di mensa aperta). Sono stati così riportati «ottimi risultati di abbattimento della presenza nei locali mensa».
  • La gestione delle aree ad uso comune, dalle aree relax a quelle fumatori ai bagni agli spogliatoi, con il contingentamento del numero di persone che possono entrare contemporaneamente, con la conseguente gestione di pause più frazionate e ripetute durante l’orario di lavoro. È stato raccomandato di venire già in tuta per non dover usare lo spogliatoio.
  • Interruzione dell’invio di personale in trasferta e/o disposizione del rientro in sede.
  • Uso di mezzi propri del dipendente per venire al lavoro.
  • Introduzione del lavoro a turni per poter frazionare il personale presente contestualmente in azienda (anche tra gli impiegati).
  • Spostamento a fine turno della mensa per poter evitare che turno uscente e turno entrante si incontrino. In alcune aziende si procede con ingressi dilazionati tra varie aree (meno frequente).
  • Gestione dei trasportatori in ingresso dall’esterno, con regole per non farli scendere o – ove necessario – per farli scendere con protezione e mantenendo le distanze.
  • Distribuzione di DPI come mascherine e guanti. «In alcune realtà le mascherine vengono distribuite a tutto il personale, in altre sono mancanti: vi è quindi disomogeneità nei livelli di fornitura e distribuzione ai lavoratori dovuta alla penuria di questi dispositivi. Operiamo per far sì che vengano fornite il più possibile ma non è facile; in alcuni casi le pressioni hanno convinto imprese riottose».

«In aziende che non producono in linea si denota generalmente un certo distanziamento di sicurezza», ha infine evidenziato Cartosio. «È agevolato dall’abbassamento delle presenze e dalle manovre organizzative citate – richieste e ottenute dal sindacato – che riducono la presenza contestuale di personale nei locali della struttura. La rilevazione della temperatura è diffusa in alcune aziende, ma meno delle misure organizzative ricordate; ha una certa popolarità tra i lavoratori».

coronavirus lavoro fiom varese – MALPENSA24