Un mondo nuovissimo: la tecnologia digitale contro il virus

Nel 2020 in un mondo parallelo, del tutto simile al nostro, si diffonde un virus mortale.

In realtà non è un virus così diverso da altri apparsi in passato. Ma c’è un problema, anzi diversi problemi. 

Innanzitutto non esiste un vaccino e non c’è tempo di trovarlo

In secondo luogo,  in questo mondo-  negli ultimi decenni – la popolazione è cresciuta a ritmi esponenziali e ora la Terra è abitata da ben 8 miliardi di esseri umani, per lo più costantemente connessi tra loro fisicamente e non, da un fenomeno chiamato globalizzazione.  Questo fattore moltiplica le possibilità di contagio e riduce i tempi di intervento.

Da pochi anni in questo mondo ci si è affidati ad una tecnologia chiamata digitale. Tale tecnologia consente l’immagazzinamento e il trattamento di un numero di dati inimmaginabile nel recentissimo passato. Pensate per esempio, che ognuno o quasi di quegli 8 miliardi di persone può mandare la propria posizione  ad un satellite, grazie a un piccolo dispositivo di comunicazione chiamato cellulare. Il satellite elabora i dati sulla posizione e indica in tempo reale la strada migliore per raggiungere la destinazione desiderata. Verificando anche eventuali ingorghi o lavori in corso. 

Questa tecnologia incredibile, applicabile in ogni campo in cui è richiesta una gestione in tempo reale di una quantità di informazioni superiore a qualunque possibilità umana, ha rivoluzionato questo mondo parallelo simile al nostro. Non c’è settore che non si avvalga di questa tecnologia per migliorare in maniera fino a poco prima impensabile le proprie capacità.

Purtroppo, la classe dirigente di questo mondo parallelo è nata e cresciuta in un tempo più antico, un tempo analogico. Le sfuggono quindi le potenzialità di questa tecnologia digitale in settori che non abbiano a che fare col commercio o con i trasporti o le attività produttive. 

E, cosa ben più grave, la maggioranza della popolazione pur utilizzando costantemente questa tecnologia – ed essendone utilizzata come fornitrice di dati – non ha la piena consapevolezza della situazione. La vita di questa maggioranza è organizzata secondo ritmi e logiche digitali, ma il loro sistema di rappresentazione è rimasto ancorato al mondo precedente.

Per questo, nonostante una piccola e dinamica democrazia orientale abbia da subito messo in campo con risultati strepitosi il tracciamento digitale dei dati sui contagiati per l’isolamento del virus, il resto del mondo ancora sembra ipnotizzato da antiche visioni del mondo, del tutto scollate dalla contemporaneità. Filosofi, intellettuali, opinion leader e dietro a loro tutta la cosiddetta gente comune, sono così paralizzati dalle loro categorie interpretative che non riescono a vedere con chiarezza. Agitano idee di libertà e diritti che appartengono a un tempo precedente la globalizzazione, sottopopolato, non sotto crisi epidemiologica e soprattutto pre-digitale. E così mentre scrivono su Internet i loro articoli, acquistano i loro beni con carte di credito, segnalano costantemente la loro posizione semplicemente utilizzando il loro cellulare, e in buona sostanza regalano i loro dati sensibili in modalità poco chiare a grandi aggregatori chiamati Facebook, Google, Amazon  e tanti altri, non riescono a prendere in considerazione la possibilità che quei dati – in forma anonima e in utilizzo temporaneo – sarebbero preziosi per salvare le loro vite e quelle di tutti. 

I pochi che arrivano a considerare la questione, subito la rigettano, spaventati da ipotetiche conseguenze apocalittiche, come se l’Apocalisse non fosse già in atto. Mentalmente prigionieri della sindrome del Grande Fratello non riescono a capire che il nuovo mondo iperpopolato e globalizzato richiede una responsabilità civile e una sensibilità completamente diversa da quella tracciata dai loro pensatori nei secoli precedenti. In questo modo diventano inconsapevoli corresponsabili della diffusione del contagio. 

I pochissimi che si rendono conto che la situazione impone nuovi paradigmi e che le fisime sulla privacy sono totalmente inconsistenti, vengono zittiti ed emarginati.

Adesso continua tu il racconto, scegli il tuo posto nel mondo e scrivi il resto della storia.

 E’ il momento di essere davvero  illuministi: firma la petizione (CLICCA QUI) indirizzata al Presidente del Consiglio e al Ministro per l’Innovazione Tecnologica chiedendo di affiancare al temporaneo isolamento una forma di contenimento affidata a strumenti tecnologici e sanitari quali tamponi e tracciamenti mediante app, altrove (in Corea del Sud) già applicata con evidente successo.

Fabrizio “Flaco” Castelli

coronavirus petizione flaco corea – MALPENSA24