Covid in calo a Varese. Ma paura per i 50enni e 60enni non vaccinati ricoverati

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VARESE – «Siamo sollevati nel vedere il trend dei contagi in calo, ma ci preoccupa la fascia tra i 50 e i 64 anni che non si è vaccinata. Infatti tra i ricoverati in ospedale per Covid ci sono molti 50 e 60enni non immunizzati». Questo il messaggio lanciato oggi, giovedì 9 settembre, dal direttore sanitario di Ats Insubria, Giuseppe Catanoso sull’andamento della pandemia nel territorio di Varese e Como.

Buone e cattive notizie

Il leggero rialzo che si era verificato a fine agosto per fortuna si è assestato e questa settimana i nuovi positivi nel territorio di Ats Insubria sono 464, contro i 625 di settimana scorsa, di cui 304 nel territorio di Varese. In questi ultimi giorni l’incidenza dei nuovi positivi ogni 100 mila abitanti scende a 31,37 e i più colpiti sono ancora i giovani tra i 25 e i 49 anni.

 

Anche i giovani ricoverati

«Questi dati sono certamente tranquillizzanti, ma a preoccuparci è l’aumento dei contagi nella fascia tra i 50 e i 64 anni, dove il virus sta correndo e questo è pericoloso perché a questa età contrarre il virus può portare a conseguenze anche gravi», ha avvertito il direttore sanitario Catanoso alla conferenza stampa di oggi, giovedì 9 settembre. Infatti, secondo gli ultimi dati i postivi sono 6 volte di più tra i soggetti che non si sono vaccinati o hanno un ciclo incompleto di immunizzazione (per esempio hanno fatto solo la prima dose). Tra chi è ricoverato in ospedale, i vaccinati hanno un’età media di 83 anni, che quindi sono per natura più fragili, ma i non vaccinati hanno un’età mediana di 53 anni. «Questo significa che anche le persone giovani non immunizzate che contraggono il Covid finiscono in ospedale», aggiunge preoccupato Catanoso.

Terze dosi

Che lascia poi la parola alla dottoressa Esterina Poncato per un bilancio sulle vaccinazioni. «La Provincia di Como continua a registrare livelli molto buoni, mentre nel Varesotto Luino e Lavena Ponte Tresa rimangono indietro. Quindi il 1 e il 2 ottobre saremo rispettivamente nei due Comuni con i nostri camper itineranti per somministrare le prime dosi senza prenotazione». Una modalità che ha riscontrato successo tra i giovanissimi e le donne incinte. «La nostra copertura media è del 73%, un dato positivo, ma che si può sempre migliorare», continua Poncato annunciando poi la fine della fase massiccia di vaccinazioni entro domenica 12 settembre.

«Inizierà poi la fase di transizione che durerà fino alla fine di ottobre e quindi i centri vaccinali rimarranno aperti, ma saranno ridimensionati, per esempio a Malpensafiere verranno attivati una decina di unità, invece delle solite 30». Quanto al terzo richiamo, ancora non si hanno informazioni certe, perché a livello nazionale e regionale ci sono discussioni in corso. «Proprio oggi dovrebbe arrivare l’ok del Cts di Aifa, ma l’idea è di partire appunto dai più fragili, come i pazienti immunodepressi e poi gli over 80, gli anziani nelle Rsa e gli operatori sanitari».

No all’Ivermectina

A concludere la conferenza è stato nuovamente il direttore sanitario che ha voluto fare delle precisazioni sulle voci che stanno correndo ultimamente in relazione all’uso dell’Ivermectina che, molti esponenti del movimento No vax stanno spacciando per efficace nella cura del Covid. «Si tratta di un antiparassitario usato sia negli uomini che negli animali, ma se preso in dosi elevate è molto pericoloso. Non ci sono studi comprovati che confermino la sua efficacia, quindi vogliamo ribadire nuovamente che gli unici medicinali che proteggono dall’infezione di coronavirus sono i vaccini. Il nostro obiettivo è convincere tutti di questo e ci dispiace soprattutto per gli operatori sanitari che hanno scelto di non vaccinarsi: significa che non credono nel valore della scienza, che invece dovrebbero promuovere».

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