L’esperto: «Più della metà degli ultimi casi positivi deriva da infezioni non recenti»

Vittorio Demicheli, direttore dell'ATS di Milano

MILANO – Calano i nuovi contagi, ma anche i decessi e i ricoveri: un report con tutti gli indicatori in discesa, quello di oggi 19 giugno, mentre il direttore dell’ATS di Milano Vittorio Demicheli conforta ulteriormente sul fatto che più della metà dei nuovi casi positivi degli ultimi giorni derivano dai tamponi effettuati a seguito dei test sierologici, dunque sono il frutto di infezioni non recenti dotate di bassa carica virale e spesso non in grado di trasmettere il contagio. «Pochi tamponi in Lombardia? Polemiche sterili».

Il riepilogo dei numeri

I nuovi casi positivi sono 157, e tornano sotto quota 200 seppure a fronte di oltre 10mila tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. In calo sia in termini assoluti sia in termini percentuali (1,5%) nel rapporto con i test processati rispetto a ieri, quando si erano registrati 216 casi su 11.465 tamponi, pari all’1,9%. Dimezzano i decessi, che sono stati 18 nelle ultime 24 ore, contro i 36 di ieri. Negli ospedali invece sono stabili i pazienti ricoverati nelle terapie intensive (60 come ieri), mentre calano ancora in modo sensibile (meno 136) quelli negli altri reparti Covid, con il totale che si avvicina a 1.500. Superano quota 62.000 i guariti e dimessi complessivi (più 741), mentre scendono di 602 unità gli attualmente positivi, che si avvicinano a 14.000.

La spiegazione di Gallera

«Dei 157 casi positivi riscontrati oggi – sottolinea l’assessore regionale al welfare Giulio Gallera – 94 sono determinati da tamponi eseguiti a seguito della positività allo screening sierologico. Si tratta quindi di persone con sintomatologia pregressa, il cui esito del tampone è risultato “debolmente positivo”. Otto casi invece sono riferiti a ospiti delle RSA e 4 a operatori socio sanitari. Stabili le presenze nei reparti di terapia intensiva (60 pazienti), mentre continua a calare il numero dei ricoveri (1.537, 136 meno di ieri)».

I dati nelle province

Continuano ad essere prevalentemente concentrati nelle tre province più colpite dal Coronavirus i nuovi casi positivi accertati nelle ultime 24 ore: Milano (più 43, di cui 22 nel capoluogo), Bergamo (più 32) e Brescia (più 21). Resta ad una sola cifra l’incremento dei contagi in provincia di Varese: altri 7, con il totale da inizio pandemia che sale a 3.849.

L’effetto degli screening

«I nuovi casi positivi riscontrati negli ultimi giorni sono frutto dell’intensificarsi dell’attività di screening avviata dalle Regioni – sostiene Vittorio Demicheli, epidemiologo e direttore sanitario dell’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Città Metropolitana di Milano, e membro della Cabina di Regia del monitoraggio Covid del Ministero della Salute – questa settimana abbiamo riscontrato qualche leggero aumento probabilmente legato al fatto che molte regioni, come la Lombardia, hanno cominciato la ricerca attiva di casi tramite screening della popolazione, soprattutto attraverso test sierologici». «Contemporaneamente però – precisa Demicheli – si sono registrati alcuni nuovi focolai. In Lombardia sono microscopici, altrove invece sono più grandi. Ne deriva che, per quanto il lockdown sia stato efficace, è meglio essere prudenti perché il virus è ancora in grado di trasmettersi».

Casi “vecchi” e “debolmente positivi”

A proposito dei numeri della Lombardia, Demicheli spiega che il sistema nazionale che non è ancora in grado di distinguere quanti casi derivano dagli screening e quanti sono veramente nuovi. «In Lombardia, invece, sappiamo quanto sono attribuibili al primo caso e quanti al secondo. Negli ultimi giorni abbiamo assodato che più della metà dei nuovi casi deriva da positività riscontrate da test sierologici. Li definiamo casi “vecchi”, “debolmente positivi” e con una carica virale così bassa che probabilmente non è più in grado di trasmettere l’infezione. Da un punto di vista della pericolosità quindi, non sono come i “nuovi casi” che invece hanno bisogno di essere rapidamente rintracciati e messi in quarantena». A proposito del numero di tamponi effettuati in Lombardia, Demicheli chiarisce: «I nostri numeri dicono che quantitativamente ne facciamo tanti, poi sono sinceramente un po’ infastidito dai tanti professori che ci fanno la lezione. Ci devono dire quali sono i test che dovremmo fare e che non stiamo facendo per esserci di utilità, sennò sono polemiche sterili».

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