Perché contestare un giocatore che viaggia, stagione per stagione, tra i 30 e i 40 gol? Perché discutere un giocatore sempre decisivo? Le critiche a Cristiano Ronaldo faccio fatica a comprenderle. Un attaccante di livello mondiale che fa la differenza ogni anno, anche adesso che l’età non più giovanissima inizia a farsi sentire. Da quando nel calcio la suggestione finanziaria ha preso il sopravvento sull’elemento tecnico, anche nel dibattito tra tifosi, bilancio e spazio salariale hanno iniziato ad attrarre ben più di serpentine, gol e rovesciate. Un paradosso. La frase più diffusa di questi tempi “però lo abbiamo venduto bene” è ormai un cult della perversione calcistica. C’è quasi la soddisfazione nel concretizzare la cessione record come se il campo da calcio non fosse il “core business” di una squadra di pallone. L’ eccitazione inconsapevole e assistita del colpo di mercato in uscita. Il “colpo” salvabilancio che vale quasi quanto un trofeo. Lasciateli fare a società e dirigenti certi discorsi. Non ai tifosi. Perdere Donnarumma, Hakimi quest’anno, Alisson e Salah, prima e Pogba, prima ancora non può essere un vanto. È un danno calcistico irreparabile. Non si possono sostituire in nessun modo. Cr7 è un campione. Determina i successi di una squadra. Pensa prima a se stesso? Sì. Ma se lui fa gol e raggiunge gli obiettivi individuali con molta probabilità i suoi successi si riflettono anche sulla squadra di appartenenza. Perché metterlo in discussione? Si pensa di poterlo sostituire con uno più forte? Auguri. I detrattori dicono che sarebbero stati utilizzati quei soldi per rendere più forte il centrocampo, parte debole della Juve. Sciocchezze. La questione è semmai al contrario: sarebbe stato meglio non gettare soldi per Rabiot e Ramsey e convogliarli su centrocampisti del livello di Cr7. L’ errore di mercato non è aver puntato su un campione come Ronaldo, semmai è aver speso enormemente per giocatori che non sono dei campioni come Cr7.