Dalla ruota di Busto al calcinculo a Roma

di Gian Franco Bottini

Aria di burrasca al bar degli Umarells. La Veneta, molto alterata, stava gridando che lei era stufa “de farme ciapà per el titanèlo”. Il termine non ci era familiare ma il significato era chiaro ed il tema in discussione era la riduzione del numero dei parlamentari, appena approvata dal Parlamento. Il Pensionato aveva subito invitato l’Avvocato a ripetere, a noi appena arrivati, le sue argomentazioni in proposito, quelle che avevano dato la stura allo sfogo della Veneta. “Si potrebbe discutere sull’esigua influenza dei risparmi economici sul bilancio dello Stato, sulle sue ripercussioni sulla rappresentanza democratica e sulla sua priorità rispetto ai tanti gravi problemi da risolvere nel Paese, e ognuno potrebbe legittimamente avere la propria opinione. Quello che però è curioso è che questa riduzione l’hanno votata anche quelli che all’inizio erano contrari. E’ evidente che l’hanno votata esclusivamente per non perdere voti,  ma ci potete giurare che pochi di loro la vogliono veramente. Ce la vendono come se fosse una gran ”cosa fatta”, ma prima di metterla in atto ci sono così tante matasse da sbrogliare che state pur certi che la prossima volta che ci faranno votare non sarà cambiato nulla.”bottini tafazzi governo conte

Era allora intervenuto il dotto Professore :”Hai ragione Avvocato. Ai tempi del Manzoni i potenti , per coprire le loro responsabilità, gridavano “dagli all’untore” e il popolo “gonzo” ed affamato, senza pensarci su troppo, sbranava anche gli innocenti; oggi , con questo populismo imperante, può darsi che stia succedendo la stessa cosa al grido di “dagli all’onorevole”. A parte questo però, perché sei così
pessimista su questa questione ?”E l’Avvocato, con un saccente mezzo sorriso aveva così parlato: “Senti Professore: prima che entri in funzione la decantata riduzione bisogna che succedano troppe cose.In primis un referendum con raccolta di firme e un non scontato numero minimo di votanti; poi una ridefinizione geografica dei collegi elettorali, con tutti i partiti a litigare e tirare la coperta dove conviene a loro. Non ci dimentichiamo poi dei famosi “contrappesi “, che nessuno ha ancor detto cosa siano e che dovrebbero servire a garantire l’efficienza di un sistema democratico che verrebbe nella circostanza scombinato. Non dimentichiamo nemmeno che il PD, uno dei soci di governo che in un primo tempo aveva detto di no e poi si è furbescamente convertito (!) al si, ha però subordinato il tutto al contemporaneo cambiamento della legge elettorale. Infine, per concludere il percorso, bisognerà approvare una legge costituzionale con tutti i necessari tempi e maggioranze.

Adesso dimmi te, Professore, con la tua esperienza di attento cittadino metti in fila tutte le cose, considera che ognuna di esse darà luogo a liti e trattative. Considera anche tutti quei macigni che verranno messi sulla strada dagli scontenti, per far deragliare il treno, e non dimenticare la cosa più semplice ma più vera: ma chi di questi vuole andarsene a casa? Tengono tutti famiglia, anche i 5Stelle! E siccome quelli che devono decidere con il loro voto sono gli stessi che devono andare a casa sarebbe come chiedere loro di sottoporsi ad un improbabile “suicidio assistito”. Se mi permetti io non ci credo. Fin che si scherza questi fan finta di seguire le direttive dei partiti, quando si farà sul serio…“si salvi chi può ”. Metti in fila il tutto e dimmi un po’ se quello che viene spacciato con trionfalismo “una gran cosa fatta” non è invece una gran presa per…, quello lì che dice la Veneta?”

Così parlò l’Avvocato; ai presenti non era rimasto che prenderne atto non sapendo come contrastarlo. Il Sempreverde, che da quando il Salvini ha fatto karakiri ce l’ha col mondo intero, era sbottato: “La g’ha resun la Veneta a ves incazada. Tuti i parlen e noi, come ha detto il Professore, siamo dei “gonzi” e sem bon anca de risià tra de nun e intant lur ce ciapen pel cù”. Poi, riferendosi criticamente a fatti locali ed in particolare alla ruota panoramica piazzata nel bel mezzo della piazza principale di Busto e che a quanto appariva non gli andava troppo a genio, aveva continuato: “Se ades se po’ met el Luna Park propri in mez alla città, io vado a Roma e so io cosa piazzargli là davanti al Parlamento !”

Il Pensionato non aveva resistito alla curiosità: “Se te ghe met là, Sempreverde?” “Un bel “calcinculo”, cun i so cadreghit che giren e mi che vusi “prendila, prendila la coda del DiMaio” e a chi che la ciapa ghe fo fà un gir gratis…..ma a pesciad in del cù”. Il Pensionato con un sorriso amaro si era rivolto alla Veneta che aveva innescato quel l’incazzatura generale e l’aveva così consolata : “Mia cara, il mio papà, un democristiano doc, diceva che i politici avevano il compito di prenderci per mano. Pover om, se fosse qui adesso non potrebbe che ammettere che pare abbiano il compito di prenderci per il sedere, o come dici tu, “per il titanèlo”.

busto umarells bottini onorevoli – MALPENSA24