L’INCORNATA – De Laurentiis sempre competitivo, ma braccino sopra le righe

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Sul piano sportivo nessuno può contestare Aurelio De Laurentiis. Il Napoli negli ultimi 4 anni ha ottenuto due secondi e due terzi posti. La Champions è diventata praticamente un’abitudine, come del resto lo è la frequentazione ai piani alti della classifica di Serie A. Negli anni De Laurentiis, accusato di avere un po’ il “braccino” corto, ha portato a Napoli Hamsik, Lavezzi, Cavani, Higuain, Mertens e compagnia. E allora perché contestarlo? Forse l’aspetto che più dà fastidio ai napoletani, questione peraltro che condivido, è la sensazione che per lui il calcio sia soprattutto un business. Non una questione di cuore, ma un affare. Un fatto inaccettabile per la frangia più dura del tifo napoletano, ma anche per buona parte del tifoso medio. Quest’anno poi c’era la speranza, condivisa, di un mercato di grande livello dopo l’ingaggio di Ancelotti. In realtà il mercato asfittico ha dato ulteriore fiato ai teorici del Del Laurentiis tirchio e “braccino”, più attento ai propri interessi che non a quelli dei tifosi. Più concentrato al proprio orticello che non ai sogni di chi vive ogni giorno la passione del calcio Napoli. È gestore oculato della società, ma non ha fatto breccia nel cuore dei napoletani che si sarebbero aspettati maggiore slancio in quanto a generosità. Tradotto: più investimenti e meno chiacchiere. Ecco se c’è una cosa sulla quale il presidente è numero uno indiscusso sono sicuramente le chiacchiere. Fuoriclasse del settore. Troppe e spesso fuori luogo. L’ultima dichiarazione, quella sul Liverpool in terza fascia della Champions, è addirittura esilarante. Come se si fosse svegliato di colpo da un brutto sogno. Quella, poi, di farsi sentire a Nyon per far valere le proprie ragioni, le supera tutte. Una barzelletta che fa irritare i propri detrattori, ringalluzzendo e divertendo chi, invece, soprattutto i non tifosi napoletani, vede il presidente con folkloristica simpatia. Immaginare De Laurentiis che bussa a Nyon irritandosi per il Liverpool in terza ha la valenza di un tennista che se la prende perché a un certo punto di un torneo dello Slam finisce per giocare contro Federer o Nadal. Immagino Fognini irritato che va a bussare alla porta della federazione mondiale chiedendo spiegazioni. Non si fa. Peggio ancora quando si rese protagonista della sceneggiata di fine anno quando partecipò con tanto di spumante alla mano alla tragicomica festa scudetto per la vittoria morale del campionato. Sarebbe interessante capire se, dando seguito a quella surreale e pacchiana festa, “braccino” ha pagato il premio scudetto morale. Se sente di aver vinto il titolo deve aver versato il premio ai suoi giocatori. Altrimenti che vittoria è? Mi ha sorpreso e ho apprezzato, invece, le dichiarazioni post Genova. Avrebbe potuto gettare benzina come ai tempi di Sarri e invece ha difeso l’operato di Ancelotti, giustificando la brutta sconfitta di Marassi con la Samp. Avrebbe potuto evitare l’acquisto del Bari e pure le brutte dichiarazioni estive sui tifosi del Napoli paragonati a parassiti, per giustificare i propri mancati investimenti. Grande dirigente di calcio, ottimo gestore d’azienda, ma pessimo comunicatore. Un padre e padrone che sarà sempre competitivo, ma probabilmente mai vincente. Meglio di Lotito, ma di quella pasta lì.

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