Decreto antifrode: «Norme penalizzanti, chiediamo chiarezza»

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Spettabile Consiglio Nazionale Architetti P. P. C.,

L’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Varese per mezzo del suo Consiglio scende in campo nella discussione aperta dai colleghi di Roma in merito agli ultimi provvedimenti in materia di edilizia, bonus fiscali e cessione del credito riportata da uno dei principali quotidiani italiani.
L’ottima occasione offerta dal Superbonus 110% per rinnovare le case degli italiani, unita alle possibilità di detrazione fiscale e cessione del credito, ha consentito la ripresa del settore edile tutto: dai progettisti alle imprese, dai fornitori alle figure professionali necessarie a sviluppare e concretizzare i numerosi provvedimenti normativi e attuativi che si sono dipanati nell’arco degli ultimi diciotto mesi, occasioni di risparmio per i cittadini e possibilità di maggior guadagno per imprese e professionisti.

A seguito dell’introduzione da parte del Governo del DL antifrode n. 157/2021, non possiamo non notare che, come categoria professionale siamo costretti ad assistere a decisioni che, seppur comprensibili, sono fortemente penalizzanti.
Di fatto il decreto, così come concepito e strutturato, ha bloccato tutta la dinamica in essere della cessione del credito e dello sconto in fattura, in quanto ha reso obbligatorio anche per i bonus inferiori al 110% il visto di conformità da parte dai commercialisti e l’asseverazione della congruità del prezzo da parte di noi tecnici abilitati.
Ha generato ulteriore insicurezza, confusione e apprensione tra gli operatori del comparto. Prendiamo atto che gli ordini professionali non siano stati considerati in queste decisioni e sia quindi mancato un vero e proprio confronto delle parti. La responsabilità, come in altre forme recenti di semplificazione burocratica nelle tematiche dell’edilizia, finisce per gravare quasi esclusivamente solo sui professionisti, quasi considerati ab origine rei non confessi di ogni regolarità formale, burocratica o di mancanza di congruità dei prezzi.

Ogni attore in gioco deve avere il suo ruolo e il suo compito:

I cittadini devono avere, a fronte di un indubbio vantaggio, la possibilità di verificare in modo semplice l’operato di tutti i soggetti in campo, avendo a disposizione una norma semplice e non una somma di decreti e provvedimenti interpretabili da soli esperti;

Gli organismi che da sempre si occupano di monitorare e regolamentare il mercato delle costruzioni, pensiamo alle Camere di Commercio, devono poter far valere il loro operato di compilazione del Listino Prezzi delle Opere Edili su base locale perché, giustamente, sono diverse le condizioni di mercato, sia in tempi normali sia in tempi di eccezionale domanda come in questo momento, e non essere – in un certo senso – bypassate a suon di decreti attuativi a livello nazionale;

Le imprese edili e i fornitori, che si trovano a operare con notevoli opportunità di guadagno, devono considerare che c’è molta professionalità da mettere in campo per rispettare i parametri richiesti dalle normative. A prescindere dai loro costi e valutazione, giustamente devono esigere che il Governo si ponga come arbitro per eventuali speculazioni di prezzi;

I professionisti nell’imprescindibile ruolo di registi della realizzazione di opere architettoniche ed edilizie sono destinati a fare da collettori alle esigenze e alle bizze di tutti gli attori che solitamente vengono guidati al risultato finale ottimale. Paradossalmente, il Governo, con tutte le norme che costituiscono l’impianto generale dei Superbonus 110%, ha ribadito con forza il ruolo essenziale del professionista.

Purtroppo però è palese che le norme che regolano le forme di bonus edilizi sono assai confuse, poco chiare e si prestano a interpretazioni molto diverse tra loro. Ne è una testimonianza, di questa incertezza normativa, il fatto che vengano pubblicate di continuo infinite circolari emesse dell’Agenzia delle Entrate che seguono i numerosi interpelli fatti da cittadini, associazioni, professionisti, ecc..
Dare ad Agenzia delle Entrate prima e ad Enea poi i ruoli di garanti e soprattutto di esperti di ogni norma edilizia in grado di rispondere al “qualunque” quesito ha generato ulteriore confusione e gettato i professionisti in un mare agitato di dubbi e difficoltà.

Asseverare nell’incertezza significa andare contro la nostra etica professionale, lavorare nella confusione significa andare contro la nostra deontologia. Siamo consapevoli che l’intervento urgente e strutturale sia nato per colpire la tremenda bolla speculativa che vergognosamente ha visto lievitare i prezzi dei materiali edili ma l’asseverazione, così come concepita, è diventata uno strumento di controllo. Tale non deve essere e nemmeno questo può essere il suo fine e scopo.
Dall’altro lato va però compresa anche la difficoltà globale dell’approvvigionamento delle materie prime. Tutto questo ha generato un incremento del costo di materiali e sistemi costruttivi a livelli ingiustificabili.

Il decreto antifrode, giunto ora a fine anno, alla conclusione del bonus 90%, è praticamente quasi inutile. Dover asseverare la congruità dei prezzi delle lavorazioni basandosi su prezzari non aggiornati (come il DEI) e non al passo con gli incrementi di prezzo che quotidianamente i materiali subiscono, significa mettere in difficoltà solo l’intera a categoria di liberi professionisti nonché creare difficoltà economiche a tutte quelle aziende edilizie serie esposte con centinaia di migliaia di euro in crediti fiscali che le banche, soggetto che senza rischio alcuno ha beneficiato di lauti guadagni, si sono subito attivate a bloccare da un giorno all’altro.
Non ultimo pretendere la dichiarazione di congruità e l’asseverazione (per il bonus 90% e 50%), anche su lavori quasi conclusi o con uno stato di avanzamento importante, viene visto come l’ennesimo affronto alla categoria che rappresentiamo. Ricordiamo che la retroattività in ambito penale non è ammessa nel nostro ordinamento giudiziario.

Chiediamo pertanto che il CNACCP si faccia immediatamente parte attiva sulla tematica, ed avvii, anche tramite la Rete delle Professioni Tecniche, un dialogo con il Governo al fine di non vessare unicamente la nostra categoria professionale.
Dobbiamo prendere posizione, chiedere di collaborare alla stesura del documento di asseverazione, alla definizione della possibilità di utilizzare i prezzari delle Camera di Commercio Provinciali o non solo quelli regionali o nazionali (DEI), alla definizione della congruità del prezzo dichiarata dal fornitore, quando si tratti di beni forniti e posati con dichiarazioni specifiche.
Oggi dobbiamo chiedere a questi attori di scendere in campo e unirsi nel chiedere a gran voce il massimo sforzo di chiarezza, sollecitudine e tempestività nei provvedimenti dell’amministrazione pubblica per poter continuare e concludere le tante opere iniziate.

 

Il presidente Elena Brusa Pasquè
e il Consiglio dell’Ordine Architetti di Varese

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